«Siamo contro lo spezzatino del gruppo dell’ex Ilva, il governo ha sempre lavorato a un progetto unitario nel quale è previsto un processo veloce di riconversione ambientale» del sito di Taranto. Lo ha detto il ministro del Made in Italy Adolfo Urso rispondendo a un’interrogazione sull'Ilva. «E' falso che stiamo lavorando a una bad company e a una good company. Non esiste una scissione fra parti buone e cattive dell’ex Ilva - ha detto ancora - ma c'è una negoziazione in corso che i commissari stanno realizzando con l’obiettivo della piena decarbonizzazione e di arrivare a 6 milioni di tonnellate di produzione».
«Sulla crisi dell’Ilva di Taranto, quella che 15 anni fa era la prima acciaieria d’Europa, pesa la gestione scellerata di Arcelor Mittal che ha provocato danni da stime certificate di quasi 4 miliardi di euro lasciando in attività un solo altoforno con appena quattro giorni di autonomia». Lo ha detto il ministro delle Imprese e Made in Italy, Adolfo Urso, rispondendo in Senato a un’interrogazione sul futuro dell’Ilva.
«Sulla crisi di Taranto pesa anche il processo di decarbonizzazione verso il quale bisogna procedere il prima possibile, ma che avrà un forte impatto occupazionale tenendo conto che i forni elettrici a parità di produzione necessitano della metà del personale» ha detto Urso. «E' una sfida che vogliamo cogliere e per questo abbiamo creato il tecnopolo per la transizione sostenibile di Taranto che sarà il centro di ricerca e produzione», ha aggiunto.
Intanto sono iniziate le assemblee dei lavoratori ex Ilva in vista dello sciopero nazionale del 16 ottobre. Nella giornata di ieri si sono tenuti incontri negli stabilimenti di Genova e Novi Ligure, mentre lunedì si era svolta quella di Racconigi. Sempre ieri, a Taranto, si è riunito il consiglio di fabbrica allargato alle confederazioni e alle rappresentanze dell’indotto locale. Fim, Fiom, Uilm e le Rsu di tutti gli stabilimenti stanno informando i lavoratori «sulle motivazioni dello sciopero e preparando la mobilitazione in risposta al silenzio del Governo», si legge in una nota unitaria.
I sindacati chiedono la riconvocazione del tavolo di crisi su ex Ilva presso la Presidenza del Consiglio e denunciano «il grave atto unilaterale del ministero del Lavoro sulla concessione della cassa integrazione del 29 settembre», che ha incrementato le unità in Cigs da 3.062 a 4.450 «senza accordo con Fim Fiom Uilm».
Nei prossimi giorni le assemblee proseguiranno negli stabilimenti lombardi, veneti e campani, mentre a Taranto si terranno dal 13 al 15 ottobre. «Nelle assemblee, molto partecipate, è emersa la piena consapevolezza della gravità della situazione - riferiscono i sindacati - ma anche la volontà di riscatto e di mobilitazione per riavere il tavolo a Palazzo Chigi».
Fim, Fiom e Uilm ribadiscono che «non verrà accettato lo spezzatino del gruppo: il capitale pubblico dovrà impegnarsi per garantire la transizione e i livelli occupazionali». Senza un tavolo di confronto, concludono, «non potranno risolversi neppure le questioni dei lavoratori di Ilva in amministrazione straordinaria e dell’indotto»