Giovedì 23 Ottobre 2025 | 01:33

Ginosa, provano a dargli fuoco urlando «Parla con Dio»: due tunisini arrestati dopo la fuga in Liguria

Ginosa, provano a dargli fuoco urlando «Parla con Dio»: due tunisini arrestati dopo la fuga in Liguria

 
francesco casula

Reporter:

francesco casula

Ginosa, provano a dargli fuoco urlando «Parla con Dio»: due tunisini arrestati dopo la fuga in Liguria

I fatti avvenuti nelle campagne nella notte tra il 14 e 15 luglio. Sono accusati di rapina, incendio dell’abitazione e tentata estorsione ai danni di due connazionali

Mercoledì 06 Agosto 2025, 12:55

Lo hanno cosparso di benzina e solo per miracolo è riuscito a sfuggire alle fiamme che invece hanno distrutto il casolare nel quale viveva insieme con un connazionale. Un'esperienza terribile quella vissuta da due tunisini nella notte tra il 14 e il 15 luglio scorso che in pochi giorni i carabinieri sono riusciti a ricostruire assicurando alla giustizia i due uomini, anche loro tunisini, che ora si trovano nel carcere di Sanremo. Questi ultimi avevano tentato la fuga, ma sono stati sorpresi dai militari dell'Arma mentre cercavano si trovavano a Ventimiglia, in Liguria, con l'obiettivo di varcare il confine e raggiungere la Francia.

Tutto è cominciato come detto nella serta del 14 luglio intorno alle 20:20 quando le due vittime si trovavano alla fermata dell'autobus a Ginosa: due uomini li hanno avvicinati e chiesto loro del denaro, ma le vittime dopo aver dichiarato di non aver contanti con loro sono riuscite ad allontanarsi. Poco più tardi, tuttavia, intorno alle 22:00 i due indagati avrebbero raggiunto uno dei due malcapitati nella sua abitazione, un casolare nelle campagne di Ginosa, e lì il rischio di una tragedia è stato particolarmente concreto. Dopo averlo aggredito fisicamente, infatti, gli hanno sottratto il portafogli e, evidentemente non contenti, lo hanno cosparso di benzina: secondo il racconto della vittima, uno dei due gli avrebbe urlato “parla con Dio” e poi avrebbe continuato a gettare benzina nell'immobile. Solo per un miracolo la vittima è riuscita mettersi in salvo mentre la sua casa, con i pochi mobili all'interno, veniva divorata dalle fiamme. Poco dopo è arrivato all'ospedale San Pio di Castellaneta dove i medici hanno immediatamente allertato i militari dell'Arma: mentre ascoltavano il racconto dell'uomo, gli investigatori hanno sentito il forte odore di benzina che proveniva dall'uomo e hanno constatato la veridicità della sua versione con il sopralluogo nel casolare ormai ridotto quasi in cenere. La vittima, tuttavia, si è fatta coraggio e ha mostrato le foto dei profili social dei due aguzzini: immediata è partita la caccia che i carabinieri del Nucleo Investigsativo, agli ordini del maggiore Gennaro De Gabriele e coordinati dal pubblico ministero Francesco Ciardo, sono riusciti a portare a termine individuando i due uomini al confine ligure. gli investigatori dell'Arma hanno allertato tempestivamente i poliziotti del commissariato di Ventimiglia e grazie a questa sinergia hanno impedito che i due varcassero il confine.

Gli indagati sono così finiti in carcere su ordine del pm Ciardo: la ricostruzione del magistrato inquirente è stata prima convalidata dal gip di Imperia e nelle scorse ore anche dal gip Alessandra Rita Romano intervenuta per competenza territoriale sui fatti.

Per i due tunisini arrestati, difesi dagli avvocati Mario Taddei di Imperia e Daniela Lafratta del foro di Taranto, il gip Romano ha confermato il carcere evidenziando che la misura è l'unica idonea non solo per la gravità dei fatti, ma anche per evitare un pericolo di fuga che gli indagati avevano già provato a mettere in pratica. Nella sua ordinanza, il magistrato tarantino ha inoltre messo in luce la «notevole inclinazione e disinvoltura nella consumazione di reati» e la totale inaffidabilità rispetto agli obblighi di una misura come gli arresti domiciliari: per il giudice la detenzione in cella, quindi, è necessaria «dovendosi fortemente limitare la loro libertà di movimento e impedire la ricaduta nel delitto».

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Marchio e contenuto di questo sito sono di interesse storico ai sensi del D. Lgs 42/2004 (decreto Soprintendenza archivistica e Bibliografica Puglia 18 settembre 2020)

Editrice del Mezzogiorno srl - Partita IVA n. 08600270725 (Privacy Policy - Cookie Policy - - Dichiarazione di accessibilità)