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Vecchia Ilva, nuova Aia: ma ora va tolto il carbone

 
Mimmo Mazza

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Mimmo Mazza

Vecchia Ilva, nuova Aia: ma ora va tolto il carbone

La conferenza rilascia l’autorizzazione al siderurgico di Taranto

Venerdì 18 Luglio 2025, 09:34

13:19

La «vecchia» Ilva ha ottenuto l’autorizzazione integrata ambientale, a questo punto per la «nuova» Ilva non si può più perdere tempo. Il primo a dare la notizia dell’esito della conferenza decisoria svoltasi al ministero dell’Ambiente è stato il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, intervenendo ieri pomeriggio al congresso della Cisl. «Mi è appena arrivato il messaggio che l’Aia», l’Autorizzazione integrata ambientale per l’ex Ilva di Taranto «è stata rilasciata pochi minuti fa. Taranto - ha detto Urso continuerà, lo stabilimento è salvo. La siderurgia italiana è salva, l’industria italiana può ancora avere l’acciaio». Parlando dal palco del congresso Cisl il ministro aveva poco prima spiegato che l’autorizzazione è una sorta di «ponte» in attesa che «venga approvato il piano di piena decarbonizzazione, perché io non posso imporre al comune di Taranto la nave rigassificatrice, è competenza del comune, né posso fare una gara sapendo che il comune si oppone ad un fattore abilitante. Nessuno investe se non ha certezza che l'investimento si realizzi».

Nel frattempo, ha inoltre sottolineato Urso, «incombe la sentenza del Tribunale di Milano che, senza un’Aia in mano, secondo le nuove norme europee e italiane, quindi anche sanitarie, ha il dovere di chiudere l'impianto» e questo significherebbe «mandare a casa i lavoratori di Taranto e anche quelli del Nord, con una ricaduta esplosiva su tutto l’indotto che conta 20-25mila lavoratori. Per evitare questo, il governo si assume la responsabilità, mi auguro che oggi ci sia questa conclusione positiva - aveva auspicato -, attraverso gli organi tecnici competenti nella loro autonomia assoluta, di rilasciare un’Aia che consenta di tenere aperti gli stabilimenti, di evitare il collasso sociale, che avrebbe ripercussioni significative anche sull'industria italiana perché mancherebbero i prodotti che gli sono forniti, oggi a caldo, domani a freddo».

In discussione c’era il Pic, sigla che sta per Parere istruttorio conclusivo. È un testo fatto da 470 prescrizioni ambientali che l'ex Ilva deve rispettare. L'Aia è la licenza con la quale l'azienda potrà produrre e far funzionare gli impianti. Quella in vigore è scaduta ad agosto 2023. Alla stesura del Pic ha lavorato un gruppo istruttore del quale fanno parte gli enti locali. Il lavoro del gruppo istruttore si è concluso il 2 aprile, dopodiché l'ex Ilva, ricevuto il testo il 9 aprile, ha eccepito che le prescrizioni erano molte (non 470 ma di più, poiché per l'azienda diverse prescrizioni si articolavano a loro volta in sub prescrizioni), costose (oltre un miliardo) e non sostenibili economicamente, e che gli obblighi imposti non corrispondevano a nessuna regola europea. L'azienda ha quindi mandato le sue osservazioni in due tranche, il gruppo istruttore si è rimesso al lavoro ed il 4 giugno ha chiuso una nuova versione del Pic, quella esaminata ieri.

Va detto che l’Aia è stata concessa malgrado la fiera opposizione degli enti locali. Nel corso della conferenza dei servizi, il presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, ha anticipato il parere negativo della Regione all'Aia per l'azienda e stessa cosa ha fatto il sindaco di Statte, Fabio Spada. Emiliano «ha espresso parere contrario perché ritiene che l'unica prescrizione utile sia la decarbonizzazione. A quest'ultima sta però lavorando il Governo e il programma non è stato ancora formalizzato per la posizione assunta dal sindaco di Taranto» il quale attende le decisioni del Consiglio comunale convocato per il prossimo 24 luglio. Il primo cittadino Piero Bitetti oltre ad allinearsi al parere negativo espresso dagli altri enti locali ha anche cercato di far slittare l’esito della conferenza decisoria, sollecitando una più completa valutazione di impatto sanitario. Il sindaco ha evidenziato la gravità e la persistenza del rischio sanitario, documentato da Arpa, AReSS, Asl, Oms e Istituto Superiore di Sanità. «Non si può rilasciare alcuna autorizzazione senza certezze sulla salute dei cittadini» ha dichiarato Bitetti. «Serve una valutazione sanitaria preventiva, non posticipata». Il Comune ha denunciato l’assenza di un piano di decarbonizzazione da parte del gestore e ha proposto una serie di prescrizioni vincolanti, tra cui: dismissione graduale del ciclo integrale, monitoraggio ambientale potenziato, sorveglianza epidemiologica attiva, clausole di revisione e sanzioni in caso di inadempienze. «Il nostro orizzonte – ha ribadito il sindaco – non è quello della prosecuzione di un ciclo integrale altamente impattante, ma quello del suo superamento. L’istanza del gestore, così com’è, è totalmente incoerente rispetto a questo percorso. Taranto ha già dato troppo. La città ha diritto a un futuro sano, sostenibile e sicuro» ha concluso il sindaco .

Ma l'Aia approvata ieri, per una produzione annua di 6 milioni di tonnellate di acciaio a Taranto con gli attuali tre altiforni a carbon coke, potrebbe essere subito sottoposta a riesame per adeguarla alla prospettiva della decarbonizzazione e all'operatività dei tre nuovi forni elettrici alimentati a gas. A chiedere la revisione dell'Aia al Mase sarebbe il gestore, ovvero Acciaierie d'Italia, in quanto titolare dell'Aia. La revisione dell'Aia dovrebbe partire dopo 31 luglio, una volta chiuso l'accordo istituzionale tra Governo, enti locali di Taranto e Regione Puglia sulla decarbonizzazione della fabbrica. In tal senso ieri il ministro Adolfo Urso ha confermato per il 31 luglio il vertice sull'accordo di programma.

«Con il riesame dell’Aia rafforziamo il presidio ambientale su uno dei siti industriali più complessi del Paese» dichiarato in una nota il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, Gilberto Pichetto. «Le prescrizioni previste dalla Commissione - aggiunge il ministro- assicurano il miglioramento delle performance ambientali, in coerenza con gli obiettivi di decarbonizzazione e con la necessaria tutela della salute dei cittadini».

«I lavoratori dell'ex Ilva ringrazino il governo Meloni. È grazie all'impegno dell'esecutivo e dei ministri Urso e Pichetto Fratin - dichiara il senatore di Fratelli d’Italia Ignazio Zullo - che c'è ancora un futuro per la siderurgia in Italia e per il polo di Taranto, indotto compreso. Troppo spesso in passato chi era chiamato a decidere non ha avuto il coraggio di prendersi delle responsabilità. L'approvazione dell'Aia rappresenta il passaggio fondamentale per offrire a questo territorio un futuro di sviluppo sostenibile. Speriamo che anche gli amministratori locali ora si assumano le loro responsabilità nell'incontro convocato al Mimit per il 31 per far ripartire finalmente un progetto industriale solido che renderà orgogliosa la comunità tarantina di avere il più importante polo siderurgico green europeo».

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