TARANTO - L’Altoforno 1 dell’ex Ilva di Taranto ha manifestato «criticità nel ciclo tecnico produttivo e negli interventi manutentivi». È la sintesi delle ragioni per le quali il pubblico ministero Francesco Ciardo ha convalidato il sequestro probatorio dell’intero impianto nel quale lo scorso 7 maggio si è sviluppato un incendio che ha rischiato di causare una strage: una vera e propria esplosione che nel giro di qualche secondo ha trasformato il reparto in un inferno di fiamme e di fumo in cui solo per miracolo non sono rimasti coinvolti gli operai. Un «incidente rilevante» secondo la procura che ha iscritto nel registro degli indagati il direttore generale Maurizio Saitta, il direttore dello stabilimento, Benedetto Valli, e il direttore dell’area altiforni, Arcangelo De Biasi. Le accuse sono di incendio, getto pericoloso di cose e, solo per Valli, la violazione delle norme imposte dalla «direttiva Seveso».
Nelle otto pagine che compongono il decreto di convalida notificato nei giorni scorsi, il pm Ciardo ha spiegato che, al momento, ciò che emerge con «estrema chiarezza è l’assenza di eventi esterni (addebitabili all’attività umana o ad altro) in grado di recidere il nesso causale tra l’evento e le condizioni generali dell’impianto Afo1». In parole semplici significa che non vi sono stati errori del personale in servizio nelle fasi di produzione e quindi la causa dell’incendio di «vaste proporzioni» che ha richiesto ben 6 ore di attività dei vigili del fuoco per lo spegnimento, è da ricondurre alle condizioni in cui si trova l’altoforno.
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