TARANTO - «Questa volta dovrò ubbidire a quanto mi hanno detto gli avvocati e non rinunciare alla prescrizione». Giorgio Assennato è in vacanza in Trentino quando viene contattato per un commento sulla notizia pubblicata della sua uscita dal maxi processo Ambiente svenduto insieme alla metà degli imputati: per tutti è infatti intervenuta la tagliola della prescrizione che ha spinto la procura di Potenza a chiedere l'archiviazione. «Sono in vacanza, ma influenzato, però la Gazzetta mi ha dato una bella notizia» esordisce per poi chiarire che in realtà è una scelta quasi obbligata: «A differenza del processo dinanzi alla Corte d'assise di Taranto non posso rinunciare: è troppo lungo e doloroso affrontare tutto daccapo. È andata così» aggiunge con rassegnazione.
Nel primo grado, poi annullato dalla Corte d'assise d'appello, Assennato aveva rinunciato alla prescrizione che avrebbe bloccato la decisione sull'accusa di favoreggiamento nei confronti di Nichi Vendola, quest'ultimo accusato di concussione per aver fatto pressioni proprio su Assennato affinché ammorbidisse la sua linea contro l’ex Ilva. Il professore, però, quella linea non l'ha mai cambiata, ma ha sempre negato che Vendola gliel'avesse chiesto. E l’ex dg di Arpa Puglia ha sempre confidato nell'assoluzione a pieno titolo dall'accusa. La corte, in realtà, lo condannò a due anni di reclusione: una pena doppia rispetto a quella richiesta dai pubblici ministeri ionici...