Si è conclusa con 7 condanne e 6 rinvii a giudizio l’udienza preliminare per gli imputati coinvolti nell’inchiesta «Golden System» sul racket delle estorsioni nel cimitero di Taranto e la gara sospetta da 7 milioni di euro affidata alla cooperativa Kratos.
È quanto ha stabilito nella giornata di ieri il giudice Benedetto Ruberto per i 13 imputati finiti sotto accusa nell’indagine della squadra Mobile alcuni dei quali hanno scelto di essere giudicati con rito abbreviato. Per questi ultimi la maggiore è stata inflitta a Giuseppe Cristello: 7 anni e 2 mesi (10 anni richiesti dal pm Francesco Ciardo) all’uomo ritenuto il capo del gruppo di necrofori che aveva trasformato il cimitero di Taranto, in una «cosa loro». Cristello, assistito dall’avvocato Pasquale Blasi, per l’accusa guidava infatti l’associazione a delinquere che aveva creato nel camposanto un «clima di intimidazione costante» con atti incendiari, furti, danneggiamenti e anche aggressioni fisiche. Ma non solo. Al gruppo erano state contestate anche estorsioni continuate, peculati, truffe, appropriazioni indebite, violenze e minacce: qualunque attività compiuta nel cimitero doveva prevedere anche il «caffè» per i necrofori che oltre allo stipendio portavano così a casa circa 75 euro in media al giorno. Nel verdetto spuntano inoltre le altre condanne: 4 anni e 8 mesi a Cataldo Forte, difeso dall’avvocata Patrizia Boccuni, Valter Pernisco e Antonio Sansone, e 3 anni e 4 mesi di reclusione per Giuseppe Ligorio e Cosimo Piccinno: per tutti l’accusa aveva chiesto 6 anni. Ad eccezione di Piccinno, gli altri imputati sono stati condannati all’interdizione perpetua a sottoscrivere contratti con la Pubblica Amministrazione e Cristello e Alfeo anche dai pubblici uffici per la durata di 5 anni.
È di 5 anni e 4 mesi di reclusione, invece, la pena per Francesco Alfeo, amministratore di fatto della cooperativa Kratos, difeso dall’avvocato Michele Rossetti, che per l’accusa aveva pagato una «mazzetta» a Tiziano Scialpi segretario della commissione per ottenere l’affidamento dell’appalto sui servizi cimiteriali da 7 milioni bandito dal Comune.
Il magistrato ha inoltre condannato tutti gli imputati al risarcimento del Comune di Taranto, costituito parte civile atraverso l’avvocata Giovanna Liuzzi, da quantificarsi in sede civile e riconosciuto infine una provvisionale di 5mila euro alla società di Mutuo soccorso “Regina Pacis”.
Sarà invece un processo processo a fare luce sulle eventuali responsabilità dei dirigenti comunali Michele Matichecchia, ex comandante della Polizia Locale assistito dall’avvocato Ciro Buccoliero, e Carmine Pisano difeso dall’avvocato Claudio Petrone. Con loro a giudizio sono finiti anche la funzionaria comunale Barbara Galeone difesa dall’avvocato Salvatore Maggio, il dipendente comunale Tiziano Scialpi difeso dall’avvocato Andrea Silvestre, l’amministratrice della Kratos Filomena Clarissa Francisco assistita dall’avvocato Michele Rossetti e l’ex direttore dei cimiteri in pensione Vito Giannini assistito dall’avvocato Rino Levato.
Nei prossimi mesi gli imputati dovranno rispondere dinanzi al collegio di magistrati presieduto dal giudice Loredana Galasso dell’accusa di turbativa d’asta nella gara d’appalto del 2021 quando, secondo gli inquirenti, in commissione erano stati fatti alcuni aggiustamenti ai punteggi assegnati in sede di offerta tecnica, per favorire la Kratos a discapito delle altre due società partecipanti. In particolare la presidente della commissione Galeone era stata intercettata mentre avvicinava Filomena Clarisa Francisco, amministratrice della cooperativa e chiederle prima dell’apertura delle buste con l’offerta economica la percentuale di ribasso rispetto alla base d’asta.