TARANTO - «Lo Stato deve cambiare passo e riappropriarsi delle carceri. Di fronte ad una situazione diventata insostenibile, il Sappe insieme ai poliziotti penitenziari sta valutando di organizzare forme di protesta molto dure». Così il Sappe in una nota riguardo alla situazione nelle carceri e in riferimento a recenti episodi nel penitenziario jonico.
«L’ultima aggressione denunciata risale a ieri, 16 ottobre - si legge nella nota -: un detenuto di circa 30 anni di origini tarantine, con pena definitiva per reati contro il patrimonio, si è scagliato violentemente contro un ispettore e due poliziotti al punto di dover ricorrere alle medicazioni del pronto soccorso. Il motivo? Al detenuto non era stato autorizzato il ritiro di una coperta portatagli dai familiari e i tre rappresentanti della polizia penitenziaria cercavano di spiegare le motivazioni del diniego.
Lavorare in un carcere è sempre stato un lavoro molto delicato e pericoloso - continua -, ma ultimamente è diventato impossibile a causa della grave carenza di poliziotti penitenziari e degli innumerevoli episodi di violenza e prepotenza da parte dei detenuti nei confronti degli agenti». «Basterebbe l'applicazione dell’art. 14 bis dell’ordinamento penitenziario (carcere più duro, isolamento senza benefici) - è la proposta del sindacato - e l’art.32 che prevede il trasferimento immediato in sezioni specifiche in luoghi distanti, e la violenza si ridurrebbe di molto»
«I dati sulla violenza nelle carceri del 2023 sono agghiaccianti e non indignano nessuna alta carica dello Stato - continua la nota -. Nei primi cinque mesi del 2024, le aggressioni sono state 708,e gli atti di violenza e resistenza 3.362. E una sensibile influenza sul numero degli eventi registrati può essere stata causata dalla gestione di detenuti con problemi psichiatrici dopo la chiusura degli O.P.G.
In aumento anche l’utilizzo della tecnologia da parte dei detenuti: solo nel 2023 sono stati rinvenuti 3.525 telefoni cellulari mentre nei primi mesi del 2024 1.688 dispositivi. Aumentati significativamente anche gli avvistamenti di droni, che rende necessario dotare le strutture penitenziarie di sistemi adeguati al rilevamento e alla loro inibizione».
«Il Sappe qualche mese fa chiese al presidente del Consiglio che durante il discorso di insediamento parlò anche di carceri di ricordarsi delle sue parole - conclude la nota - ; purtroppo i reati introdotti dal decreto sicurezza non serviranno a nulla poiché molti magistrati non applicano l’art.336 c.p. che prevede l’arresto in flagranza di reato per i detenuti che massacrano i poliziotti, tantomeno la resistenza passiva». Secondo il Sappe, la mancata normalizzazione delle carcere va a penalizzare principalmente le decine di migliaia di detenuti che cercano con serietà e correttezza l’occasione per redimersi ma che non lo possono fare poiché soggiogati e sottomessi ai voleri dai violenti e prepotenti.