TARANTO - Taranto o Potenza? Arriverà domani il verdetto della Corte d’assise d’appello che dovrà decidere sul futuro del processo di secondo grado «Ambiente svenduto» sulle emissioni velenose dell’ex Ilva che in primo grado ha portato a 26 condanne nei confronti della famiglia Riva, ex proprietaria della fabbrica, dei dirigenti e di alcuni esponenti della politica locale e regionale. La corte, presieduta dal giudice Antonio Del Coco, scioglierà la riserva sulla richiesta avanzata dai alcuni difensori che hanno chiesto di trasferire il processo a Potenza poiché i giudici tarantini, anche quelli togati e popolari che hanno emesso la sentenza di primo grado, sono da considerare come «parti offese» del disastro ambientale cioè vittime dello stesso reato che sono stati chiamati a giudicare.
Gli avvocati difensori, Giandomenico Caiazza, Pasquale Annichiarico e Luca Perrone nelle prime udienze in corte d’appello hanno evidenziato come molti magistrati vivano negli stessi quartieri in cui risiedono numerose vittime che in primo grado hanno ottenuto il risarcimento.
A questa richiesta hanno replicato i magistrati del pool di accusa. I pubblici ministeri Raffaele Graziano e Giovanna Cannarile, insieme con il procuratore generale Mario Barruffa, hanno ricordato come una recente sentenza della Cassazione abbia espressamente chiarito che è da considerare parte di un processo chi sceglie di attivare un’azione di diritto: nessuno dei magistrati di Taranto lo ha fatto e quindi non essendo parte del procedimento penale non vi sono i presupposti perché il processo venga spostato...