Sabato 06 Settembre 2025 | 23:47

Omicidio di San Marzano: il pm chiude l’inchiesta

 
Alessandra Cannetiello

Reporter:

Alessandra Cannetiello

Omicidio di San Marzano: il pm chiude l’inchiesta

Sotto accusa il figlio della vittima e un suo amico

Martedì 10 Settembre 2024, 10:23

SAN MARZANO DI SAN GIUSEPPE - Il pubblico ministero Francesco Ciardo ha chiuso l’inchiesta sull’omicidio dell’agricoltore 59enne Antonio D’Angela, morto lo scorso 8 dicembre a San Marzano a causa di una emorragia scatenata da un colpo di pistola sparato dal figlio. Nell’avviso di conclusione delle indagini il magistrato inquirente ha sostanzialmente confermato la ricostruzione effettuate fin dalle prime battute dai carabinieri che portò in carcere il figlio della vittima, il 27enne Angelo D’Angela che aprì il fuoco colpendo il genitore per errore, e il 42enne Massimiliano Papari.

Per entrambi l’accusa è di omicidio volontario anche se la morte è avvenuta per errore durante una rissa tra la stessa vittima, il figlio Angelo e Papari da un lato contro Cosimo Damiano Lonoce e il figlio Giovanni dall’altra: secondo le dichiarazioni rese dai Lonoce e ritenuti credibili dalla procura il 27enne D’Angela, avrebbe tirato fuori la pistola e, durante quei momenti concitati, ha premuto il grilletto mirando proprio Cosimo Damiano Lonoce, ma colpendo per sbaglio il genitore.

Una tesi che ha convinto, insieme con una serie di altri elementi, il pm Ciardo. I due indagati, difesi dagli avvocati Biagio e Antonio Leuzzi, invece, hanno reso numerose versioni sempre diverse e in contrasto tra loro al punto da spingere la procura alla loro iscrizione nel registro degli indagati. Anche il gip Francesco Maccagnano aveva confermato la tesi del pm Ciardo: Angelo D’Angela voleva uccidere il rivale, ma per via della concitazione della rissa e del fatto di trovarsi a fronteggiare un soggetto che si trovava a bordo di una vettura, ha sparato in maniera maldestra all’indirizzo del padre. E così, sia D’Angela che Papari, ora dovranno difendersi dall’ipotesi di reato di omicidio volontario. Poco dopo la convalida dei due fermi i difensori si sono rivolti al Riesame sostenendo che nessuno dei clienti ha mai utilizzato la pistola visto che l’arma è stata ritrovata nella giacca del defunto e, per la difesa, quel colpo era partito accidentalmente. Una tesi che per il momento i giudici hanno ritenuto infondata valutando come corretta l’ordinanza del gip Maccagnano.

In quel documento il magistrato ha evidenziato che la morte di Antonio D’Angela «non è stato un evento totalmente estemporaneo dovuto a cause ignote», ma un episodio «avvenuto nel corso di un conflitto» con Cosimo Damiano Lonoce e il figlio di quest’ultimo Giovanni con i quali già nel primo pomeriggio avevano avuto un diverbio nella «Associazione trainieri»: un attrito che in realtà non sarebbe nuovo, ma «ormai annoso – scrive il giudice – e legato al sospetto che i Lonoce avessero appiccato un incendio presso il fienile della famiglia D’Angela». Non solo. I Lonoce, persone dai trascorsi giudiziari noti a San Marzano, soltanto sei mesi fa avevano minacciato di morte Antonio D’Angela. Ed è per tutte queste ragioni che, secondo il magistrato è corretta la tesi della procura e cioè proprio per affrontare un personaggio dello spessore delinquenziale di Cosimo Damiano Lonoce, i due D’Angela e Papari si sarebbero armati di una pistola, di una roncola e di un bastone. Ciascuno dei tre componenti del gruppo, secondo il gip Maccagnano avendo avuto del tempo tra il primo e il secondo incontro con i rivali, ha pensato di «fronteggiare i propri avversari dopo essersi previamente munito di un’arma»: insomma anche il giudice ritiene che il secondo incontro tra le due fazioni era in realtà «un vero e proprio agguato ai danni dei Lonoce».

Ora gli indagati avranno 20 giorni di tempo per chiedere di essere interrogati o per presentare memorie di difensive e provare ancora una volta a offrire la propria versione dei fatti, poi sarà il pm Ciardo a decidere se archiviare o meno le accuse.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Marchio e contenuto di questo sito sono di interesse storico ai sensi del D. Lgs 42/2004 (decreto Soprintendenza archivistica e Bibliografica Puglia 18 settembre 2020)

Editrice del Mezzogiorno srl - Partita IVA n. 08600270725 (Privacy Policy - Cookie Policy - - Dichiarazione di accessibilità)