Sabato 06 Settembre 2025 | 12:02

Ex Ilva, a Palazzo Chigi incontro governo-sindacati per piano ripartenza. 6 operatori interessati

 
Redazione online

Reporter:

Redazione online

Taranto, l'ex Ilva allo Stato? Per gli ambientalisti non è la soluzione

Partecipano i ministri Urso, Calderone, Fitto, Pichetto Fratin, i rappresentanti di Fiom-Cgil, Fim-Cisl, Uilm-Uil, Usb e Ugl metalmeccanici, i commissari straordinari di Acciaierie d’Italia e l'amministratore delegato di Invitalia, Bernardo Mattarella

Mercoledì 24 Luglio 2024, 11:02

19:08

ROMA - È iniziata a palazzo Chigi la riunione fra governo e sindacati sull'ex Ilva di Taranto, presieduta dal sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Alfredo Mantovano. All’ordine del giorno l’illustrazione del piano di ripartenza di Acciaierie d’Italia.
Per il governo sono presenti il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, la ministra del Lavoro e delle Politiche sociali, Marina Calderone, il ministro per gli Affari europei, per le politiche di coesione, il Sud e il Pnrr, Raffaele Fitto, il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin. Per i sindacati sono presenti i rappresentanti di Fiom-Cgil, Fim-Cisl, Uilm-Uil, Usb e Ugl metalmeccanici. All’incontro partecipano anche i commissari straordinari di Acciaierie d’Italia e l'amministratore delegato di Invitalia, Bernardo Mattarella.

Nel corso dell’incontro governo-sindacati sull'ex Ilva di Taranto, il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, a quanto si apprende, ha riferito che a ieri hanno aderito alla richiesta di Acciaierie 114 fornitori per un totale di crediti di 172 milioni di euro lordi che corrispondono a circa 120 milioni di crediti (netto hair cut) oggetto di possibile cessione. A ieri, inoltre,
avevano manifestato un interesse per la procedura di acquisto dell’azienda 6 operatori: 2 indiani, 1 ucraino, 1 canadese e 2 italiani.

Tra i gruppi italiani si ipotizzano i nomi di Arvedi e Marcegaglia. Gruppo quest’ultimo che, a quanto risulta, nei giorni scorsi ha visitato gli stabilimenti ex Ilva di Genova Cornigliano e Novi Ligure, come Sideralba. Tra gli operatori stranieri, i nomi che circolano sono di due imprese indiane, Vulcan Green Steel e Steel Mont, del gruppo ucraino Metinvest e dell’azienda canadese Stelco.

I SINDACATI

«È stato un incontro dai toni accesi. Continuiamo ad avere punti oscuri e riteniamo che la situazione sia ancora complicata. Noi continueremo a manifestare il nostro dissenso perché l’esperienza vissuta dai lavoratori ex Ilva non venga replicata».
Così il segretario generale della Uilm-Uil, Rocco Palombella, al termine dell’incontro a palazzo Chigi. «Gli impianti continuano ad essere fermi, non ci sono prospettive e c'è anche una condizione, la condizione è che questa azienda verrà messa sul mercato. E qui abbiamo provato a chiedere garanzie, garanzie e garanzie. Vogliamo conoscere i bandi di gara», prosegue.
Per i lavoratori, afferma ancora Palombella, «deve esserci uno strumento di transizione come quello della cassa integrazione ma questa va limitata al tempo di messa a posto degli impianti e soprattutto non deve esserci alcuna prefigurazione di esuberi per gli eventuali nuovi acquirenti». Quanto alla riduzione della platea cig ad un massimo di 4.700 lavoratori (dai 5.200 già indicati da Acciaierie d’Italia) «è un segnale ma non abbiamo ancora negoziato», aggiunge, alla vigilia del tavolo al ministero del Lavoro.

«Dopo cinque mesi dall’avvio dell’amministrazione straordinaria oggi stiamo parlando di un piano di discesa e non di risalita, con il raddoppio della cassa integrazione e una produzione minima con un solo altoforno. Nel progetto illustrato dal governo e dai commissari non vediamo garanzie, non ci sono certezze per i lavoratori né una prospettiva industriale solida». Così il segretario generale della Uilm, Rocco Palombella al termine dell’incontro sull'ex Ilva a palazzo Chigi. «Si parla di una produzione a sei milioni tra non meno di un anno e mezzo, con i tre altoforni a fine vita, non ci sono scadenze precise sull'avvio della decarbonizzazione, sulla costruzione dei forni elettrici e dell’impianto di pre ridotto. Stiamo parlando di una lenta e inesorabile agonia che, purtroppo, il governo e i commissari non stanno evitando. Vogliamo parlare di prospettive concrete, di rilancio reale, di sviluppo, di decarbonizzazione, di tutela occupazionale e ambientale e non solo di ammortizzatori sociali. Oggi abbiamo ascoltato solo progetti generici senza alcun impegno vincolante. Se non ci sarà una svolta chiara e immediata il destino è segnato». Ma, «quel che è certo è che non ci siamo arresi allora e non ci arrenderemo nemmeno questa volta», conclude.

LA CIG

La richiesta di cassa integrazione da parte di Acciaierie d’Italia «scenderà da massimo 5.200 a 4.700 lavoratori, ma questo non basta: bisogna ridurla ulteriormente, con un calo progressivo legato alla ripartenza di tutti e tre gli altoforni. E non si deve parlare di esuberi». Lo riferisce il segretario generale della Fim-Cisl, Ferdinando Uliano, al termine dell’incontro a palazzo Chigi sull'ex Ilva. Il tema della cigs sarà al centro dell’incontro previsto per domani al ministero del Lavoro. Il piano di cassa integrazione, spiega inoltre Uliano, dovrebbe essere retroattivo a partire da marzo 2024 e fino a giugno 2026.
Per quanto riguarda il bando di cessione, aggiunge, «per noi è importante mettere al centro la tenuta di tutto il personale degli stabilimenti facenti parte del gruppo compresi i dipendenti di Ilva in As».

IL PARERE DI ACCIAIERIE D'ITALIA

Durante l’incontro a palazzo Chigi sulll'ex Ilva con il governo e i sindacati «sono stati affrontati con grande attenzione e senso di responsabilità i temi cruciali riguardanti l’aumento della produzione degli stabilimenti e la continuità occupazionale. È emersa, inoltre, la ferma volontà di tutte le parti di lavorare in modo sinergico per trovare soluzioni concrete e condivise, al fine di preservare il ruolo strategico di questo settore industriale per l'economia nazionale». Lo sottolinea Acciaierie d’Italia in amministrazione straordinaria in una nota.

A questo proposito i commissari «hanno illustrato ai presenti il piano di ripartenza finalizzato alla rimessa in marcia degli impianti, specificando che il programma si svilupperà fino alla fine di giugno 2026. Acciaierie d’Italia prevede di mettere in funzione i tre altiforni installati nell’ex Ilva di Taranto (1, 2 e 4) nel primo trimestre del 2026. Nel dettaglio, si lavorerà nei prossimi mesi prima sull'altoforno 1 e poi sul 2 effettuando le manutenzioni di cui necessitano».
Qaunto alla cig per i lavoratori di Acciaierie d’Italia in As, i commissari «hanno sottolineato che il regime di cassa integrazione sarà funzionale esclusivamente al piano di ripartenza. Il ricorso agli ammortizzatori sociali, infatti, è stato pensato ed elaborato separatamente rispetto al piano industriale pluriennale e prevede una diminuzione progressiva di lavoratori interessati (in una prima fase pari a 4.700), in linea con l’andamento del piano e fino al suo compimento».

Per la definizione tecnica dell’avvio della nuova cassa integrazione viene ricordato che si svolgerà nella giornata di domani 25 luglio, presso la sede del ministero del Lavoro, una riunione tra i rappresentanti della procedura e le organizzazioni sindacal

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Marchio e contenuto di questo sito sono di interesse storico ai sensi del D. Lgs 42/2004 (decreto Soprintendenza archivistica e Bibliografica Puglia 18 settembre 2020)

Editrice del Mezzogiorno srl - Partita IVA n. 08600270725 (Privacy Policy - Cookie Policy - - Dichiarazione di accessibilità)