TARANTO - Via libera alle tariffe della Tari 2024 con lievi aumenti per le famiglie e grandi tagli per le imprese. Ieri sera, poco prima delle 18, il Consiglio comunale di Taranto ha approvato i nuovi importi per la tassa sui rifiuti. I voti favorevoli sono stati 18 (la maggioranza che si riconosce nel sindaco Rinaldo Melucci), quelli contrari 3 (Liviano di Demos, Toscano di FdI e Lenti di Europa verde) mentre le astensioni sono state 6 (al “ni”di Bitetti che ormai da tempo si esprime in questo modo in virtù del suo ruolo, si sono aggiunti Odone del Misto, Musillo, Cosa e Festinante di Svolta liberale e il leghista Battista). Queste ultime astensioni vanno lette con le parole di Walter Musillo che, dai banchi dell’opposizione, ha definito «apprezzabili le riduzioni operate dall’Amministrazione comunale delle tariffe per alcuni settori economici cittadini». In realtà, poco prima, i colleghi di gruppo di Musillo (Cosa e Festinante) si sono resi protagonisti di uno scontro dai toni accesi verso la giunta. «Taranto è la città più sporca d’Italia», la sentenza emessa da Festinante fa inalberare Melucci che ribatte fuori microfono, si alza e abbandona momentaneamente l’aula. Il clima si surriscalda quando l’assessore Mazzariello si erge a baluardo del primo cittadino e attacca Cosa accusandolo di aver pronunciato una frase offensiva nei confronti di Melucci. L’interessato nega e contrattacca. Bitetti poi dalla poltrona posta più in alto nell’aula, a fatica, riporta la calma. Che, però, si smarrisce di nuovo quando Luca Contrario (Pd) attacca l’Amministrazione comunale sulla gestione di Kyma Ambiente. Dai consiglieri della maggioranza fioccano applausi (ironici, naturalmente) e Contrario, spazientito, lascia l’aula accusando gli altri consiglieri di «mancarmi di rispetto».
Schermaglie politiche a parte, così come già anticipato dalla Gazzetta nell’edizione di domenica scorsa, le tariffe Tari 2024 fanno registrare per le cosiddette utenze domestiche ovvero per le famiglie aumenti davvero contenuti che vanno da un minimo dello 0,05 per cento ad un massimo del 2,37 per cento (da poco più di 5 euro a 34 centesimi). Per le utenze non domestiche, invece, non c’è alcun aumento e anzi ci sono diverse (e rilevanti) riduzioni della Tari rispetto al 2023. In particolare, per gli alberghi le tariffe della tassa sui rifiuti si riducono del 53 per cento. Ma tagli, ci sono anche per: ristoranti (12 per cento in meno); mense e birrerie (-23); bar (-22 per cento); pizze al taglio (12 per cento in meno) e, infine, i proprietari o i gestori di campeggi, distributori carburanti e impianti sportivi pagheranno una Tari più leggera del 10 per cento rispetto all’anno scorso. La diminuzione tariffaria è stata possibile grazie al lavoro svolto dalla direzione Tributi che, con una buona attività di accertamento, ha aumentato quella che in gergo si chiama base imponibile. In sintesi, ci sono ora più contribuenti che dovranno pagare la tassa. In apertura della riunione, Contrario aveva chiesto il rinvio e soprattutto aveva richiesto di «diminuire le riduzioni concesse agli hotel e ai distributori di carburante, portandole tutte al 10 per cento. In questo modo – afferma – il Comune aiuterebbe i piccoli commercianti». E se Castronovi (Psi) replica richiamandosi alla norma che non consente al Comune grande discrezionalità, Massimiliano Stellato (Italia viva) paragona la proposta dell’esponente Pd «a quei Paesi dell’Est in cui tutto era uguale, dai palazzi agli stipendi. Ma lì, c’era una dittatura».