TARANTO - Non sono bastate nove condanne per estorsione, una per violenza privata e tre per evasione a indurre un 67enne della provincia di Taranto a cambiare strada: nei giorni scorsi è finito nuovamente in carcere, anche questa volta con l’accusa di aver provato a estorcere denaro alla madre 90enne.
È accaduto il 1 maggio scorso quando intorno alle 10 una pattuglia dei carabinieri ha raggiunto un indirizzo in un piccolo comune della provincia da dove, secondo la segnalazione fatta al 112, proveniva «urla e strani rumori». Giunti sul posto, i militari hanno notato il divano messo a soqquadro e una 90enne in forte stato di agitazione con un banconota da 50 euro in mano: la donna ha raccontato agli investigatori che poco prima il figlio, tossicodipendente, aveva preteso quella somma di denaro per andare ad acquistare la droga e, al suo rifiuto, era andato in escandescenza, sbattendo le sedie per terra e danneggiando mobili. Anche la minaccia della denuncia fatta dalla donna non aveva spaventato l’uomo: e così, intimorita, la 90enne si era decisa a consegnare l’ultima banconota. L’arrivo dei carabinieri, però, aveva fermato le violenze che duravano da lungo tempo: la donna infatti ha pian piano svelato che le richieste andavano avanti da alcuni mesi e che in passato era stata costretta a consegnare al figlio anche 150 euro al giorno.
Intanto, il 67enne, nonostante la presenza delle forze dell’ordine, continuava verbalmente a minacciare la madre e dicendole che se lo avesse denunciato ci sarebbero state gravi conseguenze. Il 67enne è finito così in manette e su disposizione del pubblico ministero Francesco Ciardo è finito in carcere. Nell’udienza di convalida, dinanzi al gip Benedetto Ruberto, l’uomo, difeso dall’avvocato Michela Giorgino, ha negato tutti gli addebiti sostenendo che non aveva mai estorto denaro alla madre e che solo qualche volta aveva tirato qualche calcio alla sedia.
Il 67enne, inoltre, ha negato anche l’episodio raccontato ai militari da un familiare nel quale aveva trascinato la madre per farsi consegnare i soldi. Una versione che chiaramente non ha convinto il gip Ruberto che ha confermato il carcere anche sulla base del curriculum giudiziario dell’indagato. «I numerosi precedenti penali dell’indagato – scrive il magistrato nell’ordinanza - per reati anche analoghi a quelli per cui si procede (avendo riportato ben nove condanne per estorsione, tentata e consumata, una per violenza privata e tre per evasione) denotano proclività al delitto, con particolare riferimento alla consumazione dell’illecito per cui si procede. Tali elementi – ha aggiunto - lasciano fortemente ritenere che egli, se lasciato in libertà, continui a reiterare lo stesso delitto nei confronti della medesima vittima, a cui è legato da vincolo familiare».