TARANTO - Avrebbe accusato il procuratore aggiunto di Taranto, Maurizio Carbone, di essere stato nominato «tramite faccendieri che facevano capo a Luca Palamara», essendo per questo «un magistrato lottizzato e politicizzato». Per questo la Procura di Roma ha disposto la citazione a giudizio di Antonio (detto Antonello) De Gennaro, 62 anni, di Taranto, direttore del Corriere del Giorno, con l’accusa di diffamazione aggravata nei confronti di un pubblico ufficiale
Il procedimento del pm Marcello Cascini è nato da una querela di Carbone, secondo cui De Gennaro in alcune dirette Facebook (20 e 22 maggio 2020 e 14 luglio 2020) avrebbe accusato Carbone di «essere venuto meno ai suoi doveri professionali di magistrato e di aver agito perseguendo interessi di parte e commettendo abusi volti a danneggiare il De Gennaro e favorire terzi tra cui l’amministrazione di Taranto». Nelle dirette sul social network il giornalista tarantino ha dichiarato che Carbone, «nonostante fosse stato da lui denunciato faceva la “verginella”», che «era venuto in giudizio a sostenere che il De Gennaro andasse giudicato a Taranto dal basso della sua incompetenza giuridica» e «che il Carbone voleva arrestarlo per metterlo a tacere per “non raccontare le porcate che stanno accadendo alle spalle di Capristo”», ex procuratore capo di Taranto condannato in primo grado a Potenza. E ancora, De Gennaro avrebbe affermato che Carbone «con i suoi amichetti di Area (corrente della magistratura organizzata, ndr) archiviano tutto e il contrario di tutto dichiarando il falso». Carbone, sempre secondo le accuse di De Gennaro, avrebbe occultato «le indagini relativamente al Comune di Taranto».
Il processo inizierà il 9 settembre 2024 davanti al giudice monocratico del Tribunale di Roma.
LA REPLICA DI DE GENNARO: «ACCUSE PRIVE DI QUALUNQUE SUSSISTENZA»
Riceviamo e pubblichiamo questa richiesta di rettifica da parte di Antonio (detto Antonello) De Gennaro.
«Contrariamente a quanto si vuole fare credere con ampio risalto, il decreto di citazione a giudizio reso noto in data odierna, è "nullo" a tutti gli effetti di legge, in quanto l'interrogatorio previsto dalla Legge, ai sensi dell' art. 415 bis c.p.p. , è stato richiesto a mezzo Pec dal mio legale in data 14 marzo 2024 e non è stato ancora adempiuto dal commissariato Ponte Milvio di Roma delegato dalla Procura».
«Ne consegue che la diffusione da parte della Gazzetta del Mezzogiorno di tale notizia è di fatto allo stato attuale priva di alcuna legalità, e veridicità non essendo stato ancora correttamente completato da parte del pm procedente l'iter istruttorio che è legato ad evidenti criteri di riservatezza che in questo caso sono stati violati dalla Gazzetta del Mezzogiorno (e dell'anonimo ma in realtà facilmente identificabile "segnalatore") e quindi perseguibili ai sensi di legge».
«Non si ritiene di entrare nel merito delle accuse pubblicate, in quanto prive di alcuna comprovata sussistenza giuridica, come sarà facilmente comprovabile in ogni sede competente».