TARANTO - Sono stati 155 i picchi di benzene emessi dell'ex Ilva nel corso del 2023. Un dato particolarmente emblematico per comprendere l'allarme lanciato da tempo da Arpa Puglia sul costante aumento negli ultimi anni dell'inquinante cancerogeno nell'aria: una crescita che diventa ancora più inquietante se si considera che nel 2019 i picchi registrati dalle centraline sono stati soltanto 2. Da 2 a 155, quindi, nel giro di quattro anni. L'ultimo valore registrato, però, non è una sorpresa: i picchi di emissione sono aumentati quasi costantemente nel corso degli ultimi anni.
Dai 2 del 2019, infatti, si è passati a 84 picchi nel 2020: nel 2021 il valore è sceso a 50 picchi per raddoppiare fino a 106 nel 2022. L'anno scorso, il numero di picchi è salito ancora fino a 155: 118 sono quelli registrati nei soli primi sei mesi del 2023. Significativo il mese di febbraio dello scorso anno in cui i picchi sono stati ben 34.
Ed è proprio per questo che sulla «emergenza benzene» si sono accesi i fari della procura di Taranto che ha iscritto nel registro degli indagati l'ex ad di Acciaierie d'Italia, Lucia Morselli, e l'ex direttore della fabbrica Alessandro Labile: come raccontato dalla Gazzetta, nelle scorse settimane ai due è stato notificato un avviso di proroga delle indagini condotte dai carabinieri del Noe di Lecce e coordinate dai pubblici ministeri Francesco Ciardo e Mariano Buccoliero. I reati contestati al momento sono inquinamento ambientale e rimozione dolosa di cautele sui luogo di lavoro. L'inchiesta della magistratura, supervisionata dal procuratore della Repubblica Eugenia Pontassuglia, mira non solo a stabilire se vi siano o meno responsabili per queste emissioni, ma anche sulla gestione dei fondi concessi dallo Stato, fino ad alcune settimane fa socio nella gestione della fabbrica insieme al colosso ArcelorMittal, e alla manutenzione degli impianti....