TARANTO - Comune, sabato sarà il giorno della conta. Ieri mattina, la Conferenza dei capigruppo ha convocato per il 3 febbraio (alle ore 16) la riunione del Consiglio comunale con all’ordine del giorno la mozione di sfiducia nei confronti del sindaco Melucci. In base alla legge, in realtà, sarebbe stato possibile tenere la seduta della massima assise cittadina entro il 17 febbraio, ma l’organismo coordinato dal presidente Bitetti ha voluto giustamente non allungare questo clima di (grave) incertezza politica e di (parziale) stasi amministrativa. Si voterà per appello nominale e così tutti i consiglieri, tra quelli che poi saranno realmente presenti in aula, espliciteranno pubblicamente il proprio orientamento.
Già, ma come si è arrivati all’appuntamento che potrebbe teoricamente portare anche allo scioglimento anticipato del Consiglio comunale di Taranto e, quindi, a nuove elezioni amministrative i prossimi 8 e 9 giugno? Nella scorsa metà di dicembre, i consiglieri civici di opposizione, Luigi Abbate (Taranto senza Ilva) e Massimo Battista (Una città per cambiare) vedono che il varco interno alla maggioranza si sta sempre di più allargando e allora presentano una mozione di sfiducia al primo cittadino, sfidando pubblicamente tutti gli oppositori di Melucci, da destra a sinistra, a sottoscriverla. Per legge, infatti, per depositarla servivano 13 firme ma per approvarla, invece, sono necessari 17 voti espressi in Consiglio. I primi a lasciare il loro... autografo in calce al documento sono i consiglieri comunali del centrodestra a cui poi, dopo lo strappo con Melucci, si aggiunge Lenti (Europa verde). Si arriva così a 10 e la cifra rimane inchiodata a questo punto per tre settimane. Poi, il 18 gennaio, una tripletta realizzata dai due esponenti del Pd fedeli alla linea, Di Gregorio e Lonoce, e da Liviano (Misto) fa raggiungere alla mozione di sfiducia la soglia minima prevista dalla legge per essere poi discussa nell’aula consiliare così come accadrà sabato pomeriggio.
Ora, però, le firme si devono trasformare in voti. E a quelle tredici già depositate dovrebbero aggiungersi i sì di di Odone (M5s) e Contrario (Una strada diversa). Dunque l’area anti sindaco, di certo, può contare su 15 voti a favore della mozione. Ne mancano 2 per staccare la spina a Melucci. Che, però, in queste settimane, dal canto suo, ha puntellato la sua (comunque vada risicata) maggioranza stringendo accordi e incassando documenti a suo favore, ma non ancora resi pubblici. Accordi che riguardano certamente la gestione del Comune (vedi composizione della giunta e dei cda delle aziende partecipate), ma che gettano lo sguardo anche alle ormai prossime elezioni provinciali in cui la coalizione a trazione civica punta ad eleggere almeno quattro consiglieri. E poi, c’è il patto politico con Stellato (e quindi con Italia viva). Se dovesse reggere sino a sabato sera e se la capogruppo di Con, Stefania Fornaro, dovesse effettivamente schierarsi con il sindaco in dissenso con il suo movimento, Melucci rimarrà in sella. E rimarrebbe anche nel caso in cui ci dovessero essere delle novità da parte del presidente del Consiglio comunale, Piero Bitetti, che per ora prende tempo e non si sbilancia.
Poi, ad ostacolo superato, il sindaco di Taranto dovrà completare la sua giunta (due caselle sono ancora vuote) e individuare il nuovo direttore generale. Ma, per ora, bocce ferme. Di questo, e di altro ancora, si parlerà subito dopo l’esito della votazione sulla mozione di sfiducia da parte del Consiglio comunale.