TARANTO - Salgono a 6 gli indagati coinvolti nell'inchiesta per l'omicidio di Mimmo Nardelli e il tentato omicidio di Cristian Troia. È quanto emerge dall'avviso di conclusione delle indagini notificato nelle scorse ore e in cui, oltre ai nomi delle cinque persone finite in carcere spunta anche quello di una donna, accusata di detenzione e ricettazione di un'arma da sparo. Sarebbe stata proprio la 36enne a fare da tramite per la consegna di una pistola che i poliziotti della squadra Mobile sequestrarono il giorno precedente al delitto avvenuto il 26 maggio in via Cugini a Taranto. Un blitz portato a termine proprio per evitare un’escalation: gli agenti riuscirono a fermare Kasli Ramazan, ma il suo arresto non bastò a sedare la tensione crescente tra Mimmo Nardelli e il gruppo Vuto che solo 24 ore più tardi si sarebbe nuovamente armato e questa volta sarebbe riuscito a portare a termine l’agguato freddando con due colpi il 62enne.
In carcere, com’è noto, sono finiti il 44enne Paolo Vuto ritenuto l'organizzatore del delitto Nardelli, di Tiziano Nardelli, fratello della vittima e per gli inquirenti il mandante dell’assassinio, e poi il 20enne Aldo Cristian Vuto, figlio di Paolo ritenuto l’esecutore materiale del delitto, il 23enne Francesco Vuto, cugino di Paolo, indicato come conducente dallo scooter su cui viaggiava il killer quella sera di maggio, e infine il 23enne Ramazan Kasli, tarantino di origine albanese che insieme a Paolo e ad Aldo Cristian Vuto, deve difendersi dall’accusa del tentato omicidio di Troia.
I cinque sono finiti in carcere dopo il fermo dei pubblici ministeri Milto De Nozza della Direzione distrettuale Antimafia di Lecce e Francesco Sansobrino della Procura di Taranto, convalidato nelle diverse fasi cautelari, che nelle scorse ore hanno firmato l'atto che chiude le indagini.
Secondo quanto ricostruito dai poliziotti guidati dal vice questore Cosimo Romano, il movente è collegato alla decisione di Mimmo Nardelli di liquidare la cooperativa di famiglia e suddividere la proprietà con gli altri fratelli: una società che, secondo quanto si legge negli atti dell’inchiesta, Tiziano Nardelli e Paolo Vuto utilizzavano anche «per finalità di riciclaggio del denaro di provenienza delittuosa». Da tempo, infatti, gli investigatori stavano indagando su un presunto traffico di stupefacenti portato avanti dal clan che operava nel centro di Taranto. L’idea di Mimmo Nardelli aveva quindi creato dei fortissimi contrasti che Paolo Vuto e Tiziano Nardelli avevano provato a placare, ma senza grandi successi.
Nei confronti Kasli Ramazan, Paolo Vuto e Aldo Cristian Vuto, come detto, pende anche l'accusa di tentato omicidio di Cristian Troia commesso la notte tra il 12 e il 13 aprile in via Pio XII: un'azione compiuta per un sgarro commesso dalla vittima e che, secondo Paolo Vuto, per salvare l'onore del gruppo, doveva essere punito in modo plateale.
Gli indagati e il collegio difensivo, composto tra gli altri dagli avvocati Luigi Danucci, Salvatore e Andrea Maggio, Fabrizio Lamanna, Valerio Diomaiuto e Daniele Lombardi, avranno ora 20 giorni di tempo per chiedere di essere interrogati o presentare memorie difensive. Poi toccherà ai due pubblici ministeri decidere se archiviare le accuse o chiedere il rinvio a giudizio.