Vantava amicizie influenti, prometteva posti di lavoro e in cambio chiedeva il pagamento di somme denaro che in alcuni casi arrivavano fino a 8mila euro. È accusato di truffa il 54enne agente della Polizia Penitenziaria che per due volte, nel giro di due mesi, avrebbe chiesto e ottenuto soldi da due cognati residenti nel tarantino, in precarie condizioni lavorative e alla disperata ricerca di una sistemazione che avrebbe dovuto garantire un futuro dignitoso.
Il primo episodio risale a luglio 2019 quando al primo dei due aveva assicurato il suo intervento per un'assunzione nell'ex Ilva oppure nello stabilimento ex Alenia di Grottaglie: un risultato che aveva sostenuto di riuscire a raggiungere grazie alle importanti amicizie di cui disponeva. Tutto era cominciato con delle chiacchierate al supermercato dove la vittima lavorava: proprio lì quest'ultimo si era lamentato dei turni massacranti e dello stipendio basso e il 54enne, oggi difeso dall'avvocato Carlo Sampietro, aveva così iniziato a insinuare che c'erano alternative percorribili, altre strade, possibilità diverse insomma che avrebbe garantito retribuzioni più alte. Col passare del tempo nacque così tra i due un rapporto più stretto al punto che una domenica mattina il poliziotto avanzò la proposta: 8mila euro per il posto di lavoro.
Il denaro, aveva specificato, serviva a pagare una serie di corsi di formazione e attrezzature tecniche che sarebbero servite una volta assunto. La vittima, illuso da quelle promesse, ha così avviato una colletta familiare per mettere insieme la somma e poi l'ha consegnata all'uomo.
Poche settimane dopo l’agente ha avanzato la stessa proposta al cognato, anche lui in gravi difficoltà a causa di una lavoro saltuario in piccole attività edili: in questo secondo caso, per, avrebbe ridotto la richiesta a 6mila euro ciascuno. Una sorta di “sconto famiglia”, insomma.
Anche la seconda vittima è comunque caduta nella trappola: ha racimolato con fatica quella somma e poi ha consegnato i soldi. Anche per lui da quel momento e ha atteso che arrivasse la fatidica chiamata.
Per la cronaca, tuttavia, va detto che almeno per uno dei due sono arrivate alcune chiamate: il giovane ha infatti lavorato per un breve periodo in una delle ditte dell'indotto dell'ex Ilva e il 54enne l’aveva descritta come sistemazione temporanea. Ma col passare del tempo è stato chiaro che quelle promesse non sarebbero mai state mantenute. Le vittime si sono così rivolte all'avvocato Antonio Liagi che ha presentato una denuncia: la vicenda è finita sul tavolo del pm Antonio Natale che ha contestato all'agente il reato di truffa e ha chiesto e ottenuto la sua citazione diretta a giudizio. Il 54enne, quindi, al momento è sotto processo: sarà il giudice Flavia Lombardo Pijola a decidere, al termine del dibattimento, se condannare o meno l'imputato.