TARANTO - «Sull'ex Ilva di Taranto il governo fa lo gnorri, ma se si è arrivati a questo punto è per l'avvilente operato degli ultimi dodici mesi. La squadra di Giorgia Meloni si è ritenuta più furba di ArcelorMittal, e una volta elargito il prestito da 680 milioni al colosso siderurgico, si è sentita sollevata da ogni responsabilità e ha tentato di accollare a Mittal tutti gli oneri dello stabilimento, a cominciare dai costi della decarbonizzazione».
Così in una nota il vicepresidente del M5s, senatore Mario Turco. «Questo giustifica anche il definanziamento da parte del governo della misura di 1,2 miliardi di euro dal Pnrr. L’aspetto più raccapricciante è che nel governo né Urso, né Fitto né tanto meno la premier Meloni, si sono resi conto che Mittal non aveva e non ha alcuna intenzione di investire ancora su Taranto e sull'Italia. E ora che si è arrivati a un punto di non ritorno o quasi, diventa sempre più raggelante l’opacità del famoso memorandum firmato dal ministro Fitto con il colosso franco-indiano, di cui non si sa poco o nulla».
«Non vorremmo - dice ancora Turco - che il ministro Fitto abbia firmato il fantomatico memorandum con la società «fantasma» del gruppo Franco-Indiano, ossia con Arcelor Mittal Italia S.r.l., oramai deconsolidata dal gruppo Mittal non solo sul piano finanziario ma anche su quello economico e della direzione e controllo. Pertanto, chiediamo che il ministro venga immediatamente a riferire in Parlamento su quell'intesa e spieghi l’utilità e l’impiego dei 680 milioni di euro elargiti ad Acciaierie d’Italia, nonché sul possibile rischio di risarcimento danni annunciato da Arcelor Mittal Italia».