TARANTO - Acciaierie d’Italia informa di aver avviato un programma di interventi manutentivi riguardanti diverse aree produttive. Gli impianti interessati dalle manutenzioni sono quelli marittimi, i parchi, le linee di agglomerazione, la cokeria, l’acciaieria e il treno di laminazione. Le attività manutentive, spiega l’azienda, sono state programmate e ottimizzate in modo da poter essere eseguite in parallelo, al fine di minimizzare la riduzione della capacità produttiva.
La produzione di ghisa dell’Altoforno 2 sarà quindi sospesa per sette giorni a far corso da lunedì 4 dicembre e riprenderà regolarmente il giorno 11 dicembre.
«La decisione dell’azienda di fermare a Taranto l’Altoforno 2, ci pone difronte alla triste e gravissima realtà della fine dell’ex Ilva, la più grande acciaieria d’Europa. A luglio era stato già fermato Afo 1 e con la fermata di Afo 2 resterà in marcia un solo altoforno con il rischio, fra l’altro, di problemi di sicurezza impiantistica per lo stabilimento. Con questa decisione, di fatto, l’ex Ilva di Taranto sarebbe ferma se si considera che la quasi totalità dell’area a freddo è già ormai da tempo quasi completamente inattiva». Lo dichiarano Guglielmo Gambardella, responsabile nazionale Siderurgia della Uilm, e Davide Sperti, segretario Generale Uilm Taranto. «Questo Governo - aggiungono - fino ad oggi ha assistito impassibile allo scorrere del tempo, al graduale spegnimento di Taranto ed alla conseguente paralisi dell’intero gruppo, di un importante sistema di aziende di appalto e la messa in discussione di 20mila posti di lavoro».
«Siamo già giunti - si chiedono - al punto di non ritorno per l'ex Ilva? Il Governo può ancora strappare la gestione dell’azienda al socio privato ed evitare la chiusura e dare un nuovo futuro ed una speranza a quelle migliaia di famiglie».