TARANTO - «Anche questa indagine ha confermato il preoccupante fenomeno della diffusione di armi nel tarantino». Così il dirigente della Squadra Mobile Cosimo Romano durante la conferenza stampa in cui sono stati illustrati i dettagli del blitz «Focus» che ha portato in carcere sei persone, ha evidenziato come nel tarantino il numero di pistole sia particolarmente allarmante.
Un dato confermato soprattutto dai numerosi sequestri compiuti dalle forze dell’ordine che si susseguono con un ritmo quasi settimanale. E anche nell’indagine che ha portato in carcere i presunti autori e il mandante dei roghi ai danni dell’imprenditore Francesco Ventriglia, è emerso come Giulio Verdolino, uno dei tiolari della concessionaria «Tris Auto» e ritenuto l’uomo che ha commissionato gli attentanti incendiari tra fine gennaio e i primi di febbraio 2022 contro il competitor, avesse disponibili di diverse armi.
«Il tenore dei dialoghi intercettati – si legge nell’ordinanza di custodia cautelare – documenta inequivocabilmente come Giulio Verdolino si fosse procurato una pistola da un amico per dotarne il suo "guardaspalle" Francesco Depane» anche quest’ultimo finito in carcere.
Secondo quanto ricostruito dai poliziotti della Squadra Mobile guidati dal vice questore Romano e coordinati dai pubblici ministeri Maria Grazia Anastasia e Francesco Ciardo, si tratterebbe di una 45 magnum del valore di 3mila euro che Verdolino aveva affidato a Depane, ma che quest’ultimo avrebbe rischiato di far scoprire a causa di un incidente stradale. I dettagli della vicenda, appaiono quasi cinematografici: Depane coinvolto in un incidente stradale nei pressi di piazza Fontana in città vecchia e sarebbe stato soccorso da un’ambulanza, poco prima di partire verso l’ospedale, stando a quanto si legge nelle carte dell’inchiesta, sarebbe scappato dal controllo del personale sanitario per raggiungere il mare.
Una fuga improvvisa che nessuno ha compreso al momento, ma quando la vicenda è finita alle recchie del fratello, Stefano Depane, questi si sarebbe recato nella zona e, stando a quanto l’uomo racconta ignaro di essere ascoltato dai poliziotti, avrebbe ritrovato l’arma poi «accuratamente pulita e oliata tanto – si legge negli atti - da sembrare "nuova"». Quell’arma sarebbe poi stata restituita proprio a Verodlino attraverso Enza D’arcangelo, madre dei Depane e anche lei finita in cella. Nell’incontri successivi tra Stefano Depane e Verdolino, però, secondo gli inquirenti emerge che oltre a quella pistola, l’imprenditore poteva contare anche su altre armi: «alludevano – scrive infatti il pm Anastasia – ad altre pistole delle quali avevano la disponibilità: Stefano Depane anche ad una calibro 6,35 ("se vieni sopra a casa la se ... c'è tutto: la sei, un'altra..." ) e Giulio Verdolino ad una "Glock" di calibro imprecisato».
Ma anche in una vecchia indagine condotta dai carabinieri, un uomo trovato in possesso di ben 4 pistole aveva poi confessato agli investigatori che in realtà quelle armi gli erano state affidate proprio da Verdolino: l’imprenditore è stato indagato anche in quella vicenda, ma il suo difensore, l’avvocato Andrea Silvestre, è riuscito a dimostrare la sua estraneità ai fatti ottenendo una assoluzione piena. AL di là delle responsabilità personali, tuttavia, resta il numero di armi e la facilità con cui a Taranto vengono reperite pistole e non solo. Una richiesta facile da soddisfare anche grazie ai diversi armaioli che la mala tarantina ha a disposizione e che continua a proliferare nonostante la massiccia risposta delle forze dell’ordine.