TARANTO - «Domani si riunirà l’assemblea dei soci che deve decidere di uscire da questa situazione di incertezza. La mancanza di liquidità rischia di far fermare definitivamente gli impianti. Chiediamo l’intervento del Governo per porre fine ad una situazione che sta conducendo Acciaierie d’Italia e la siderurgia italiana ad un punto di non ritorno». Lo ha dichiarato Michele De Palma, segretario generale Fiom Cgil, intervenendo in audizione alla X Commissione Attività produttive della Camera.
«Una parte consistente dei lavoratori che dovrebbe occuparsi delle manutenzioni ordinarie e straordinarie degli impianti - ha rilevato - è in cassa integrazione. Si determinano, pertanto, rischi quotidiani per la salute e la sicurezza delle lavoratrici e dei lavoratori e per l'ambiente. Il comportamento dell’azienda è di non riconoscimento dell’accordo del 2018, che è invece punto di riferimento e di regolazione dei rapporti tra organizzazioni sindacali, Governo e azienda. Al momento - ha detto ancora il leader della Fiom - non abbiamo un interlocutore con cui discutere e in grado di poter prendere delle decisioni».
Francescangeli: «Mittal non rispetta gli accordi»
«ArcelorMittal fu scelta con una gara europea che stabiliva, con il vincolo della presa in carico delle acciaierie ex Ilva, i punti cardine della produzione fino a 9 milioni di tonnellate d’acciaio e il mantenimento totale di tutta la forza lavoro. Dunque, un sistema dove la siderurgia veniva messa in rilancio. Oggi non si arriva a fare 3 milioni di tonnellate e tutta la parte occupazionale è messa completamente in discussione». Così Daniele Francescangeli, segretario nazionale con delega alla siderurgia della Ugl Metalmeccanici, in audizione alla Commissione Attività produttive della Camera sulla vertenza ex Ilva.
«Sono stati elargiti prima 300 milioni, poi - ha aggiunto - 680 milioni. Il governo, che ha preso quota parte dell’azionariato della società, viene richiamato alle proprie responsabilità e non chi ha vinto la gara e di fatto è la proprietà. Questo è paradossale. Noi diciamo che forse siamo arrivati alla fine di un percorso, la presidenza del Consiglio ha fatto e sta facendo dei passi, ma attendiamo risposte concrete sul futuro dello stabilimento. Vengono messe in discussione non tanto le linee politiche industriali ma la salute, l’ambiente, la sicurezza e l’occupazione».
Benaglia: «Governo forzi la mano con Mittal»
«Chiediamo per questo che il Governo assuma nei prossimi giorni un’azione che forzi la mano alla multinazionale e che ci sia trasparenza nei confronti dei lavoratori e del ruolo del sindacato. Il tavolo che abbiamo conquistato a Palazzo Chigi deve essere un tavolo aggiornato in cui il memorandum che è stato sottoscritto che non rappresenta l'accordo vada nella giusta direzione del rilancio». Lo ha dichiarato il segretario nazionale della Fim Cisl, Roberto Benaglia, intervenendo in audizione dinanzi alla Commissione Attività produttive della Camera sulla vertenza ex Ilva.
«Per quanto ci riguarda - ha proseguito - esprimiamo un no al fatto che l’attività possa essere fermata o liquidata come pure, un eventuale provvedimento come l’amministrazione straordinaria, assunta in passato, ma che oggi provocherebbe un’ecatombe nelle aziende dell’indotto. Pensiamo anche che sia negativo introdurre risorse a pioggia a carico dello Stato per prendere tempo, non esiste in nessuna parte del mondo in cui lo Stato paga e il socio privato che ha la maggioranza non corrisponde alle sue responsabilità e sta alla finestra».
Infine, Benaglia auspica «che ci sia da parte del Parlamento e del Governo una grande attenzione di salvataggio e al rilancio produttivo e occupazionale del sito, se poi servono degli ammortizzatori questo deve avvenire solo successivamente a precisi impegni di rilancio. L’assemblea dei soci prevista per domani non dovrà essere un ulteriore dilazione dei tempi ma ArcelorMittal dovrà chiarire in modo chiaro e definitivo la sua volontà ad essere parte attiva degli investimenti o meno».