TARANTO - Sarebbe stata un'anomalia all’interno del foro di colata dell’Altoforno 2 a generare la fiammata che l’8 giugno 2015 investi Alessandro Morricella, il 35enne operaio dell’Ilva deceduto pochi giorni dopo per le ferite riportate.
È la tesi sulla dinamica dell’incidente mortale presentata dal’ingegner Paolo Oresta, docente del Politecnico di Bari e nuovo consulente del pubblico ministero Francesco Ciardo nel processo che dovrà fare luce sull’omicidio colposo del 35enne di Martina Franca. A sorpresa, nell’ultima udienza, il pm Ciardo ha infatti depositato la nuova relazione sulla dinamica del tragico incidente e che ora è al vaglio del giudice Federica Furio che dovrà decidere se ammetterlo o meno nel dibattimento. Una relazione di 15 pagine, consegnata anche ai difensori, che approfondisce e supera le relazioni presentate dai precedenti consulenti dell’accusa anche sulla base delle testimonianze emerse finora in aula.
Il nuovo studio, particolarmente tecnico, ha sostanzialmente ricondotto la causa dell'incidente a una anomalia interna nel processo in altoforno: una tesi che, come detto, se fosse ammessa dal giudice dovrà poi passare in aula al vaglio anche della difesa. Nell’ultima udienza, spiegando le ragioni che hanno spinto la procura ad affidare al professor Oresta una nuova consulenza, il pm Ciardo ha spiegato che era necessario per poter superare la «completa incompatibilità tra le consulenze» di accusa e difesa: una dinamica, insomma, ricostruita sulla base delle precedenti perizie di accusa e difesa e delle testimonianze emerse nel corso del processo. Uno studio che in realtà il pm ha voluto anche per superare il «movente ridicolo» come lo ha definito in udienza avanzato dalla difesa e cioè che lo «slopping», cioè la fuoriuscita della nube rossa, fosse stata pianificata dal reparto appositamente per fare gli auguri a distanza a uno dei capi che quel giorno convolava a nozze.
Sono 6 i dirigenti dello stabilimento finiti a processo con l’accusa di omicidio colposo: si tratta di Massimo Rosini, ex direttore generale di Ilva spa, il direttore della fabbrica Ruggiero Cola, il direttore dell’area ghisa Vito Vitale, il capo area Salvatore Rizzo oltre al capo turno di Morricella, Saverio Campidoglio, e Domenico Catucci tecnico del campo di colata difeso dall’avvocato Carmine Urso. Il tragico incidente è avvenuto com’è noto nell’Altoforno 2, l’impianto al centro della battaglia giudiziaria tra magistratura e Governo al punto che negli anni scorsi ha chiamato in causa persino la Corte costituzionale poi dissequestrato dal giudice Furio nonostante il parere contrario della procura. Per il sostituto procuratore della Repubblica Antonella De Luca all’epoca dei fatti titolare del fascicolo, l’incidente mortale sarebbe stato causato dalla negligenza dei vertici aziendali e dei suoi diretti superiori che avrebbero omesso «ciascuno nell'ambito delle rispettive attribuzioni e competenze, di dotare i lavoratori di attrezzature idonee ed appropriate alle lavorazioni da svolgersi».
Il giovane operaio si era avvicinato al foro di colata dell'altoforno 2 per controllare la temperatura della ghisa, ma anziché assistere - come di solito avviene trattandosi di un’operazione routinaria - alla lenta fuoriuscita del materiale che scorre in un canale apposito, fu improvvisamente colpito dalla fiammata determinata probabilmente da un anomalo accumulo di gas. Morricella, secondo le prime ricostruzioni, aveva anche cercato di mettersi al riparo dietro una colonna, ma non bastò a salvargli la vita. Nel processo si sono costituiti parte civile la Cgil e la Fiom di Taranto attraverso gli avvocati Claudio Petrone e Massimiliano del Vecchio.