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Taranto, rogo allo stadio nei guai 3 tifosi del Foggia

 
Francesco Casula

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Francesco Casula

Taranto, rogo allo stadio nei guai 3 tifosi del Foggia

Dalla visione dei filmati elementi utili a individuare gli autori

Martedì 12 Settembre 2023, 07:02

TARANTO - Sono tre tifosi del Foggia a finire tra i primi sospettati dopo gli incidenti che nel derby contro il Taranto del 3 settembre scorso sono culminati nell'incendio dello stadio Erasmo Iacovone. La visione dei filmati raccolti nei giorni scorsi dagli agenti della Digos ionica, guidati dal vice questore Francesco Cecere, ha permesso di ricostruire una prima parte di quanto accaduto nella curva sud dello stadio ionico.

E così nel mirino dei poliziotti tarantini sono finiti alcuni giovani sostenitori rossoneri che pur non essendo al momento individuati come gli autori materiali del rogo, avrebbero avuto un ruolo durante quei momenti concitati. In particolare proprio durante le fasi di trasferimento della tifoseria foggiana in una zona sicura, quando le fiamme del rogo avevano raggiunto un livello critico, i giovani individuati avrebbero assunto atteggiamenti che per i poliziotti potrebbero configurare delle ipotesi di reato.

Una prima significativa svolta nelle indagini, quindi, mentre l'inchiesta prosegue su diversi livelli. Quella interna alla tifoseria che, come detto, comincia a dare i suoi frutti, e quella esterna che deve valutare responsabilità rispetto alla presenza del materiale infiammabile stoccato proprio sotto la curva da sempre accoglie i tifosi ospiti a Taranto. Le attività investigative, coordinate dal sostituto procuratore della Repubblica Francesca Colaci, deve infatti provare a rispondere a un numero significativo di domande: non solo chi e perché ha deciso che quel materiale dovesse essere sistemato in quel luogo, ma soprattutto come mai la commissione di vigilanza per il pubblico spettacolo non sia stata messa a conoscenza della presenza di quel materiale a pochi metri da un tifoseria che non ha mai avuti buoni rapporti con quella rossoblu. E proprio alla Gazzetta, alcuni giorni fa, il vice comandante dei Vigili del Fuoco di Taranto, l’ingegner Giovanni Pietroforte, aveva spiegato che «La presenza del materiale infiammabile stoccato sotto la curva sud non era stata dichiarata e, nonostante i controlli standard per verificare le vie d’uscita, non siamo riusciti a vederlo perché era nascosto da una recinzione che impediva l’accesso».

Il risultato, al momento, è quello di uno stadio bloccato da due provvedimenti. Il primo, emesso dagli inquirenti riguarda la Curva Sud: il luogo dell'incendio potrebbe essere infatti anche custode di elementi che la Procura ha necessità di analizzare per ricercare le responsabilità dell'accaduto. Il secondo è il provvedimento amministrativo che invece ha chiuso il resto della struttura in attesa di effettuare le verifiche per la stabilità degli altri settori destinati ai sostenitori ionici.

Il tempo, tuttavia, sembra al momento non giocare a favore dei tifosi tarantini: gli approfondimenti richiedono tempo e non c'è ancora la certezza che il Taranto possa disputare la prossima gara casalinga nel suo Iacovone.

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