TARANTO - Celeste Fortunato non c’è più. E lascia un grande vuoto in quanti l’hanno conosciuta e apprezzata per la sua generosità, la sua sensibilità, la sua forza d’animo, il suo coraggio. L’attivista ed educatrice tarantina che da anni denunciava l’inquinamento provocato dall’industria siderurgica è morta all’età di 45 anni, stroncata da una grave forma di leucemia che le era stata riscontrata nel maggio 2021. Mamma, scrittrice, artigiana, operatrice di call center, poi portavoce dei malati oncologici dell’ospedale Moscati, aveva vissuto al rione Tamburi per dieci anni ed era sempre in prima linea nelle manifestazioni ambientaliste. Centinaia i messaggi di cordoglio lasciati sulla sua pagina Facebook. «Tu - scrive un’amica - avevi ancora tanto da dire, da fare, tanto amore da donare e lasci un vuoto enorme nei cuori di tutti noi! La vita è stata ingiusta con te, ma tu non hai smesso un secondo di combattere». Dopo la scoperta della malattia Celeste aveva lasciato il rione Tamburi ma continuava a battersi per richiamare l’attenzione sull’emergenza ambientale e sanitaria a Taranto. E lo faceva senza aver timore di mettere in mostra le sue sofferenze, anche quando aveva le gambe deboli e malferme. Non perdeva mai il sorriso, Celeste. Con il libro "All'Alba della Primavera - Storia di un'avventura oncologica” ha raccontato la sua drammatica storia, offrendo una testimonianza diretta di chi combatte il cancro e svelando le preoccupazioni di chi vive nel quartiere a ridosso del colosso siderurgico, temendo il peggio anche al primo colpo di tosse.
Era una guerriera, Celeste Fortunato, per anni tra le portavoci del movimento “Tamburi Combattenti”. Nel maggio di due anni fa le fu diagnosticata la leucemia e il 21 settembre dello stesso anno si sottopose a un trapianto di midollo osseo, che le fu donato dalla sorella Veronica. «Sono rinata», scrisse. «Per me oggi è come festeggiare di nuovo il primo compleanno». Ma poi subentrò una recidiva a meno di cento giorni dal trapianto e una grave infezione nel marzo 2022. «Sono sottoposta a chemioterapia - raccontava - e nel frattempo ho perso un’amica e una ragazza che avevo conosciuto da poco e con la quale stavo condividendo il mio percorso. Ho tanta volontà e voglia di fare ma il mio debole corpo è slegato dalla testa».
Nel gennaio scorso incontrò il prefetto di Taranto con una delegazione del Coordinamento Taranto per dire “no” allo scudo penale concesso all’ex Ilva. «Ci sono – sottolineò Celeste Fortunato - tante ricerche che dimostrano come a Taranto, man mano che ci si avvicina al polo industriale, l'inquinamento e l'eccesso di mortalità aumentano. È impossibile dimenticare il piccolo Lollo Zaratta che è morto a soli cinque anni e nel cui cervello sono state trovate tracce di metalli pesanti, assunti probabilmente già in fase di gestazione dalla mamma che lavorava nel quartiere Tamburi. Quartiere nel quale io ho vissuto dieci anni, e che conosco quindi benissimo, ed è stato assediato dall'inquinamento».
«I nostri figli - aggiunse - hanno vissuto anni tormentati. Noi mamme non siamo come le mamme di tutt'Italia, perché abbiamo continuamente paura che i nostri figli si ammalino. Io sono arrivata al punto di ringraziare il Signore che sia capitato a me e non a mio figlio. Nel mio reparto, così come nel reparto oncologico, perché certe realtà se non le vivi non le puoi conoscere fino a fondo, per non parlare poi se le vivi sulla tua pelle, i malati aumentano ogni giorno di più, i trapiantati al midollo osseo sono tantissimi. Il reparto è gestito da personale eccellente ma lavora a fatica perché siamo veramente tanti». Ed è «straziante - ammise Celeste - sentire una mamma che dice “se io potessi tornare indietro non avrei messo al mondo mio figlio in queste condizioni” per la paura che si ammali. O sentire amiche che dicono “non voglio fare figli, rinuncio perché ho paura”. Se noi siamo arrivati al punto che una donna dica questo vuol dire che come umanità abbiamo fallito».
Nel maggio scorso aveva festeggiato la prima comunione di suo figlio e preparava nuove presentazioni del suo libro. In uno dei suoi ultimi post, un messaggio che ne svela la personalità e che resterà scolpito per sempre: «Non so cos’altro mi accadrà. So solo che mi impegnerò a vivere nel miglior modo possibile, amando».