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Taranto: solo due medici in carcere per garantire l'assistenza 24 ore su 24

 
Valentina Castellaneta

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Valentina Castellaneta

Il carcere di taranto

La denuncia della Cgil: «La Asl non regolarizza i contratti». L’istituto di pena conta circa 800 detenuti, più i dipendenti, la stessa popolazione di un piccolo comune

Domenica 09 Luglio 2023, 15:10

TARANTO - Nel carcere «Carmelo Magli» di Taranto sono rimasti soltanto due medici ad assicurare l’assistenza h24 prevista della legge, svolgendo turnazioni da due o tre giorni. Inoltre, uno dei due medici rimasti svolge anche servizio attivo al Sert, che si occupa assistere i tossicodipendenti. Eppure l’istituto penitenziario di Taranto è popolato da circa 800 detenuti, più i dipendenti, praticamente la stessa densità di popolazione di un paese.

«A questo punto sono carcerati anche i due medici» sottolinea Titti Marangelli RSA Dirigenza Medica e Sanitaria Fp Cgil di Taranto, che spiega: «loro fanno turnazioni di due o tre giorni, completamente in antitesi con la normativa europea dei riposi». Un servizio svolto in un momento di necessità: un medico è in maternità e tre dei sei medici del carcere hanno incrociato le braccia in attesa di un contratto o una convenzione che li tuteli. Si tratta di personale medico che dal 2009, con il passaggio dal Ministero di Grazia e Giustizia al Ministero della Sanità e quindi alle Asl territoriali, lavora praticamente a nero, senza una posizione Inps e Inail. «Sono in attesa da 15 anni di un contratto che non è mai arrivato -conferma Marangelli- questi medici non si sa in quale qualità prestino servizio in carcere». Eppure lo fanno o la hanno fatto, dal 2009 ad oggi, per mero senso di responsabilità. «In tutto questo dramma -spiega- in cui non vengono assicurati i livelli essenziali di assistenza ai detenuti, l’intervento della Asl, è stato di bandire un avviso interno alla ricerca di disponibilità ed interesse riservato soltanto ai dirigenti medici per prestare dei turni in aggiuntiva in carcere». Insomma un bando per far svolgere il lavoro straordinario ai già pochi medici dell’ospedale, anziché regolarizzare quelli già presenti.

«L’intervento strategico della nostra Asl è stato cercare di tappare i buchi» denuncia Titti Marangelli. Allora perché non regolarizzare questi medici? «Perché bisogna assumerne a tutti gli effetti -risponde- ma c’è il blocco delle assunzioni da parte della Regione Puglia, quindi per questioni economiche non si può più assumere. Ma questi sono servizi essenziali». La sindacalista spiega che non si tratterebbe di assunzioni in più per lavorare meglio, ma di non interrompere un pubblico servizio. Perché il servizio in carcere è delicato, bisogna avere pazienza e attenzione, curare le malattie vere e quelle che nascono dall’essere rinchiusi. Una cura sbagliata o un malcontento di un detenuto si ripercuote sull’intera comunità penitenziaria. Solo qualche giorno fa un detenuto ha tentato la fuga dall’infermeria del carcere di Taranto, saltando da un’altezza di 6 metri. Una fuga durata poco perché nella caduta si è fratturato la caviglia. «Servirebbe un bando di concorso per assumere almeno altri sei medici -spiega Marangelli. Ieri io ho parlato con una dottoressa del carcere secondo la quale anche se ritornassero i colleghi che si sono fermati, saremmo comunque al 50 per cento del personale necessario». Nel penitenziario a mancare è anche un servizio di farmacia, un servizio di psichiatria e psicologia disponibile h24.

«È una situazione non a limite -dice Marangelli- oltre il limite. I pazienti psichiatrici in carcere sono tantissimi, perché sono tutte persone che hanno un trauma che stanno cercando di scontare, o che hanno subito. Sono tutti pazienti borderline o francamente psichiatrici. E mi è stato raccontato che ci sono giorni in cui è presente il medico psichiatra al mattino, altre volte no e anche tutto questo tipo di terapie ricade sui medici di base, che si assumono responsabilità anche oltre la loro professionalità. Però lo hanno sempre fatto con abnegazione e a questo punto non ce la fanno più!». Per la CGIL, piuttosto che fare un avviso interno e tappare dei buchi, bisognerebbe prendere in mano la situazione bandire un concorso per medici che possano lavorare con dignità. «Non tre o quattro - conclude Marangelli- ma il numero necessario per portare avanti una comunità di mille persone».

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