TARANTO - Ergastolo. È la condanna inflitta dalla Corte d’assise di Taranto nei confronti di due dei tarantini accusati dell’omicidio di Graziano Rotondo, il 39enne di Palagianello ammazzato in un bunker scavato sotto le palazzine di via Machiavelli al rione Tamburi il 16 dicembre 2020. La corte, presieduta dal giudice Giuseppe Licci e a latere Loredana Galasso, ha scelto la pena massima per Vincenzo Balzo, 42enne detto «lo sceriffo» ritenuto a capo di un’articolata e fiorente attività di spaccio che aveva la sua base alle «case parcheggio». Carcere a vita anche per Carmelo Nigro di 35 anni.
Condannato invece a 20 anni invece Giovanni Nigro di 25 anni. Il verdetto, in attesa di leggere le motivazioni, sembra sostanzialmente accogliere la richiesta formulata dal pm Marzia Castiglia che ha coordinato le indagini della Squadra Mobile di Taranto. La pubblica accusa aveva chiesto tre ergastoli contestando a tutti l’aggravante della crudeltà: la Corte però l’ha riconosciuta solo per due e al terzo imputato ha conce3sso lo sconto di un terzo della pena (come se avesse sostanzialmente scelto il rito abbreviato che le legge nega quando sono contestate le aggravanti).
Per l'accusa, l'omicidio di Rotondo è da considerare una vendetta voluta dagli imputati per punire chi da qualche tempo si intrufolava nel locale sotterraneo per rubare gli stupefacenti che erano custoditi. Nel corso del processo, infatti, il fratello della vittima aveva ammesso di essere stato lui in passato a rubare droga da quel bunker. Per quei furti Balzo aveva mostrato la sua rabbia e i propositi di vendetta anche tramite alcuni post su facebook. Nelle settimane che hanno preceduto il delitto, infatti, sul suo profilo social i poliziotti hanno individuato alcune frasi minacciose e sinistre come «poche parole a buon intenditore… tempo al tempo». Elementi insieme ad altri contribuiscono a comporre «il disegno unitario di vendetta nei confronti di colui che, compiendo tali furti, aveva evidentemente tradito la fiducia degli odierni imputati» aveva detto nella sua discussione il magistrato inquirente.