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«La dislessia non mi ferma, voglio diventare un pilota»: la storia del tarantino Rinaldo

 
Valentina Castellaneta

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Valentina Castellaneta

«La dislessia non mi ferma, voglio diventare un pilota»: la storia del tarantino Rinaldo

La sfida di un ragazzo speciale seguito dall'associazione A Chiare Lettere

Mercoledì 19 Aprile 2023, 13:30

TARANTO - Rinaldo ha 16 anni, a giugno ne compirà 17 e sogna di fare il Corazziere, o forse no. Meglio pilota dell’Aeronautica per condurre le Frecce Tricolore. «Penso di potercela fare perché della teoria so tutto» dice convinto e infondo è un ragazzone, perché non dovrebbe. C’è solo un problema, che lui preferisce chiamare in altro modo: «io non lo chiamo problema, ma una cosa che ha bisogno di tempo». Le sue caratteristiche sono la dislessia, la discalculia, il disturbo del linguaggio e dell’attenzione. Il suo percorso nell’associazione «A Chiare Lettere» è iniziato in quarta elementare. La Onlus si impegna nella prevenzione dell’abbandono scolastico favorendo i processi di apprendimento attraverso l’utilizzo di misure e strumenti adeguati di supporto e sostiene l’inclusione sociale attraverso percorsi di socializzazione.

«Ho fatto una prova con Simona, la mia educatrice. Poi - spiega - mi misero con lei a lavorare e da lì è iniziato il mio percorso». Adesso frequenta l’indirizzo Economico Sociale al Vittorino da Feltre, ma racconta che è stato difficile. Alle elementari quando non capiva qualcosa, veniva spronato a riprovare e andava in confusione. «Qualche volta ho chiesto alla maestra e lei mi diceva: “è possibile che non capisci una cosa così semplice?” Ma io non riuscivo ad andare avanti, soprattutto in matematica. Eppure la mia maestra era brava, solo che non ero in grado di fare un calcolo a mente, neanche due più due. Ma ora li so fare».

Sistemi, mappe concettuali, parole chiave, sono questi gli strumenti utilizzati da Simona per riuscire ad aiutare Rinaldo. «Con le educatrici - racconta il ragazzo - era diverso. Se la prima volta non riuscivo a capire qualcosa, loro rispiegavano, rispiegavano e rispiegavano. Con le terapie si sono visti dei notevoli cambiamenti, anche nella mia autostima». In quel periodo si sentiva svilito nel paragone con i suoi compagni, «diciamo che mi calcolavano come un imbecille» e a stento gli rivolgevano la parola. Ora sente che tutto è cambiato: a scuola riesce a comprendere la maggior parte degli argomenti, i suoi compagni di classe lo supportano e i docenti lo aiutano a comprendere. La sua è la storia di un ragazzo vincente e fiero delle sue conquiste.

«Quando è arrivato - rivela Simona - era un ragazzino insicuro che mostrava il suo disagio con un po’ di aggressività. Voleva fare e spesso non ci riusciva. Rinaldo è fortunato perché è stato molto aiutato dalla sua fantastica famiglia, che ha creduto tanto in lui facendolo lavorare tantissimo». Simona racconta che molti dei ragazzi seguiti dall’associazione, Rinaldo ne è l’esempio, sono cresciuti con quello che lei definisce un «cuscinetto», che nella vita li ha aiutati a prendere quei colpi che venivano dalla scuola, società e si ripercuotevano sulla famiglia. «Mi piace dire che “A Chiare Lettere” è stata e ci auguriamo continui ad essere il cuscinetto per i ragazzi che vivono queste difficoltà. Il Rinaldo di 8 anni fa non si sarebbe riconosciuto in quello di oggi e forse non si ricorda neanche quanto sia stato difficile. Si è impegnato tanto. Tutto quello che ruota intorno a loro li può aiutare, ma i protagonisti della loro storia sono loro».

L’associazione quest’anno ha compiuto 10 anni. Dieci anni di ragazzini, metodi di studio e lavoro. «Sono stati - dice la presidente Liliana Doria - ben oltre le mie aspettative. Quando abbiamo fondato l’associazione eravamo in un centro sociale pieno di amianto e avevamo tre bambini. A Chiare Lettere ha una vita a sé, viaggia da sola e noi - ammette - siamo solo compagni di viaggio».

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