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Manduria, fermati in tre per l'omicidio del 22enne trovato morto sotto viadotto: prima la lite in un bar, poi l'esecuzione

Manduria, fermati in tre per l'omicidio del 22enne trovato morto sotto viadotto: prima la lite in un bar, poi l'esecuzione

 
Redazione online

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Manduria, fermati in tre per l'omicidio del 22enne di origine montenegrina trovato morto sotto un viadotto

Il giovane è stato ucciso nella notte tra il 22 e il 23 febbraio. Alla base, probabilmente, un debito di droga. Restano in carcere i tre fermati

Martedì 28 Febbraio 2023, 08:02

01 Marzo 2023, 18:43

MANDURIA - Alle prime ore dell’alba la Polizia di Stato ha proceduto al fermo di indiziato di delitto emesso dalla Procura Distrettuale di Lecce a carico di tre presunti responsabili dell’omicidio del 22enne di origine montenegrina Natale Naser Bahtijari, consumato nella notte tra il 22 e il 23 febbraio a Manduria (Ta) e trovato morto sotto a un viadotto. 

Si tratta di tre giovani: Vincenzo Antonio D’Amicis, 19enne di Manduria; Simone Dinoi e Domenico D’Oria Palma, 22enni, il primo nato a Manduria e l’altro a Grottaglie. I tre sono ritenuti dagli inquirenti vicini a una frangia della Sacra Corona Unita. A quanto si è appreso, oltre all’omicidio, sarebbero contestati reati di mafia, il tentativo di soppressione di cadavere e la rapina. Gli inquirenti stavano valutando possibili collegamenti tra l’omicidio e un traffico di droga tra Lecce e Manduria. A dare una svolta alle indagini sarebbero stati gli indizi raccolti nell’auto Fiat 500 trovata nelle campagne qualche ora dopo il ritrovamento del corpo, con la quale la vittima, la sera del delitto, si era recata a Manduria.

I tre manduriani erano già noti per traffico di droga. Gli inquirenti sono partiti dal fatto che la vittima fosse fratello di un ragazzo dal quale i tre indagati, nei giorni precedenti, avevano acquistato della cocaina, e che quella stessa sera fosse andato a Manduria proprio su incarico del fratello, accompagnato da due amiche, per incassare il pagamento. Dopo ore di attesa, dai filmati delle telecamere di sorveglianza si vede come Bahtijari sia stato avvicinato da due uomini con cui si è allontanato, inoltrandosi nei vicoli del centro storico. La vittima sarebbe stata accompagnata in un bar nel centro storico, dove c'è stata la prima violenta aggressione, con colpi di armi da taglio.

Successivamente sarebbe stato condotto in macchina in una zona periferica del paese e sottoposto ad una vera e propria esecuzione, colpito con ripetute coltellate. Caricato nuovamente in macchina agonizzante, è stato infine abbandonato sul cavalcavia nei cui pressi, la mattina successiva, è stato trovato il corpo senza vita. Gli indagati avrebbero tentato di cancellare le tracce dell’efferato omicidio, distruggendo il corpo e sottraendo con violenza e minaccia alle due amiche (che lo avevano accompagnato e che, ignare di quanto accaduto, lo attendevano ancora in piazza) l’auto a bordo della quale era arrivato a Manduria.

(intervista al Questore di Taranto - video Todaro)

Restano in carcere i tre fermati

Hanno scelto di non rispondere alle domande del gip di Taranto Rita Romano e restano in carcere (dove oggi è avvenuto l’interrogatorio per l’udienza di convalida) i tre giovani fermati dalla Polizia per l’omicidio di Natale Naser Bahtijari, il 21enne nato a Campi Salentina, di origine bosniaca ed etnia rom, che risiedeva a Lecce, il cui corpo martoriato, che presentava vistose ferite d’arma da taglio, è stato trovato a Manduria la mattina del 23 febbraio scorso sotto un cavalcavia. Nelle prossime ore il gip, a quanto si è appreso, firmerà l’ordinanza di di custodia cautelare nei confronti di Vincenzo Antonio D’Amicis, 19enne di Manduria; Simone Dinoi e Domenico D’Oria Palma, 22enni, il primo nato a Manduria e l’altro a Grottaglie ma residente anche lui nella cittadina messapica. I tre sono ritenuti dagli inquirenti vicini a una frangia della Sacra Corona Unita. Sono accusati di omicidio aggravato dal metodo mafioso e dalla crudeltà, tentata soppressione del cadavere, porto in luogo pubblico di arma da taglio e rapina dell’auto Fiat 500 con la quale Bahtijari, in compagnia di due amiche, era giunto a Manduria. Il 21enne, secondo quanto emerso dalle indagini, supportate da testimonianze, intercettazioni e dalle immagini di telecamere di videosorveglianza, per conto di suo fratello avrebbe dovuto riscuotere da D’Amicis il credito originato dalla fornitura di 100 grammi di cocaina acquistata il 6 febbraio scorso.

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