TARANTO - Scatta il conto alla rovescia per il deposito in cancelleria degli atti di appello del processo Ambiente Svenduto chiamato a fare luce sul presunto disastro ambientale provocato dalle emissioni dell’Ilva di Taranto, conclusosi in primo grado il 31 maggio del 2021 dinanzi alla corte d’assise con la condanna per 26 imputati e 3 società.
A proporre appello, tra gli altri, l’ex governatore Nichi Vendola, condannato a 3 anni e 6 mesi di reclusione, all’interdizione per 5 anni dai pubblici uffici, al risarcimento in solido con gli altri imputati delle numerosissime parti civili.
L’avvocato Vincenzo Muscatiello, legale di Vendola, nel chiedere preliminarmente la sospensione dell’esecuzione dal pagamento delle pesantissime provvisionali, propone alla corte d’assise d’appello di Taranto questioni di diritto e rilievi nel merito. Vendola risponde di concussione, in concorso con Girolamo Archinà, Fabio Arturo Riva, Luigi Capogrosso e Francesco Perli (dirigenti e consulenti Ilva, anch’essi condannati) perché avrebbe costretto Giorgio Assennato ad ammorbidire la posizione dell'Arpa Puglia nei confronti delle emissioni nocive prodotte dall’impianto siderurgico dell’Ilva e a dare quindi utilità a quest'ultima, consistente nella possibilità di proseguire l’attività produttiva ai massimi livelli, come sino ad allora avvenuto, senza dover subire le auspicate riduzioni o rimodulazioni. La costrizione ai danni di Assennato sarebbe avvenuta mediante la minaccia implicita di mancata riconferma nella carica di direttore dell’Arpa...