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Ex Ilva, «Rsu al termine riunione Consiglio di fabbrica tentarono di occupare direzione»

 
Redazione online

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«Tragedia sfiorata all'Acciaieria 2 dell'ex Ilva di Taranto»

A dichiararlo il direttore delle Risorse Umane di Acciaierie d’Italia, Arturo Ferrucci, in una comunicazione inviata alle organizzazioni sindacali

Venerdì 30 Dicembre 2022, 12:05

15:36

TARANTO - Al termine della riunione del Consiglio di fabbrica Fiom, Uilm e Usb del 23 dicembre scorso nello stabilimento siderurgico di Taranto, in cui ci furono scontri tra vigilanti e delegati sindacali, «alcune Rsu (Rappresentanze sindacali unitarie, ndr) - allo stato in corso di identificazione - forzando le grate (nonchè arrampicandosi sulle stesse), raggiungevano la direzione dello stabilimento cercando di occuparla». Lo scrive il direttore delle Risorse Umane di Acciaierie d’Italia, Arturo Ferrucci, in una comunicazione inviata alle organizzazioni sindacali con la quale viene respinta una nuova richiesta di utilizzo della sala del Consiglio di fabbrica messa solitamente a disposizione per lo svolgimento delle riunioni collettive sindacali. Le Rsu, aggiunge il dirigente, non riuscirono nel «proposito criminoso" di occupare la direzione «solo grazie alla difesa passiva attuata dal personale di vigilanza». I sindacati avevano riferito che erano stati gli addetti alla sicurezza a impedire una uscita agevole delle Rsu dal cancello nei pressi della salita che conduce alla portineria della direzione. Seguirono alcuni scontri a margine dei quali Francesco Rizzo dell’Esecutivo confederale Usb cadde per terra e accusò un malore venendo portato in ospedale. Acciaierie d’Italia, «oltre a riservarsi ogni azione - è detto della nota di Ferrucci - a tutela delle proprie ragioni, ritiene che allo stato non sussistano le condizioni minime di sicurezza di persone e cose all’interno dello stabilimento e, pertanto, di non poter concedere l’uso della sala del Consiglio di fabbrica" chiesta a mezzo Pec mercoledì scorso.

LEGAMBIENTE: MANOMESSA AUTONOMIA MAGISTRATURA

«Lo scudo e le altre disposizioni penali contenute nel decreto governativo sugli impianti di interesse strategico nazionale, o, più banalmente, pro Acciaierie d’Italia, nonché ultimo ed ennesimo salva-Ilva, sono assolutamente ingiustificabili». Lo dichiarano Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente, Ruggero Ronzulli, presidente di Legambiente Puglia, e Lunetta Franco, presidente di Legambiente Taranto. «Siamo di fronte ad un atto - aggiungono - che costituisce una grave manomissione dell’autonomia della magistratura cui si detta cosa può o non può fare e, con la paradossale scusa del 'ragionevolè bilanciamento tra l'interesse all’approvvigionamento di beni e servizi essenziali per il sistema economico nazionale e valori costituzionalmente garantiti, si getta un inaccettabile macigno sul diritto all’ambiente ed alla salute dei cittadini di Taranto."
Secondo gli esponenti di Legambiente, «l'unico interesse che sembra guidare il Governo è l’aumento della produzione di acciaio a prescindere da come questo potrà essere realizzato. Non c'è traccia dell’introduzione di una valutazione preventiva dell’impatto sanitario che stabilisca in maniera scientifica quanto acciaio si possa produrre a Taranto senza rischi inaccettabili per lavoratori e cittadini."
Se queste «sono le premesse - concludono - dubitiamo fortemente che il nuovo accordo annunciato dal Governo tra la multinazionale ArcelorMittal e Invitalia segni davvero una svolta in direzione della effettiva decarbonizzazione dello stabilimento siderurgico ionico e del definitivo affrancamento della città di Taranto dal peso di emissioni inquinanti».

L'ABBATE, A TARANTO GOVERNO SPOSA LINEA DISTRUTTIVA

«Sull'ex Ilva con grande rammarico dobbiamo registrare che tutti i nostri sforzi, come Movimento 5 Stelle, vengono per ora vanificati da un governo che ha scelto di sposare una linea distruttiva con la reintroduzione dello scudo penale per chi inquina». Lo dichiara la vicepresidente della Commissione Ambiente della Camera, Patty L’Abbate. «Da parte nostra - aggiunge - ci stiamo battendo senza sosta per sensibilizzare questo governo alla necessità di interventi che abbiano come base la sostenibilità ambientale nell’area di Taranto. Abbiamo chiesto una riconversione che porti all’abbandono del fossile, all’utilizzo di fonti rinnovabili e di idrogeno verde, così come una maggiore tutela della salute dei cittadini l’introduzione della Viias (Valutazione integrata impatto ambientale e sanitario, ndr). Il governo, invece, «come bene ha dichiarato il collega vicepresidente M5S Mario Turco - osserva L’Abbate - ha ripristinato quel diritto di uccidere dopo che il Movimento lo aveva eliminato durante il Governo Conte. L'esecutivo di Giorgia Meloni continua a puntare sul carbone, ignorando l’avvelenamento di un territorio esausto di politiche irresponsabili». «Si chiude la porta in faccia alla transizione ecologica, alla tutela ambientale e sanitaria - conclude L'Abbate - di una porzione di territorio che ha già pagato, nel corso dei decenni, un dazio altissimo e inaccettabile».

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