«Il suono della pastorale richiama alla ninna nanna, è una cosa emozionante» racconta il maestro della Grande Orchestra dei Fiati di Santa Cecilia, Giuseppe Gregucci. E in effetti che cosa sarebbe Santa Cecilia senza il suono delle pastorali?
Il 22 novembre in tutto il mondo si festeggia la santa patrona dei musicisti, solo a Taranto è stata collegata alle feste natalizie, inaugurando il Natale più lungo che sappiamo essere quello Tarantino.
Il maestro Gregucci racconta che il 22 novembre a Taranto erano soliti arrivare gli zampognari, proprio per Santa Cecilia: «nel '800, Taranto era la prima sosta degli zampognari che scendevano dall'Abruzzo, dal Molise, raggiungevano il Salento e ritornavano per Natale a Taranto». Inizia così la tradizione dei canti natalizi, ma le bande ancora non c'erano. «La prima banda di cui abbiamo traccia a Taranto risale al 1870 -spiega il maestro. Si chiamava banda Municipale di Taranto. Non si ha una traccia scritta, ma sappiamo che la notte di Santa Cecilia uscirono per le strade di Taranto, prendendo spunto da ciò che facevano gli zampognari e dalle pastorali che loro suonavano, iniziarono a intonare “Tu scendi dalle stelle” che era il canto tradizionale già all'epoca». All'epoca Taranto era circoscritta alla Città Vecchia, non era così difficile svegliare tutta la città, «oggi invece è diventato veramente difficile poter raggiungere tutti i lati della città con le bande, però grazie alla programmazione fatta con l'amministrazione comunale, siamo riusciti a dividere le nostre bande in più gruppi e raggiungere un po' tutti i quartieri principali della città».
Fu nel 1987 che nacque la prima pastorale tarantina. «Un certo Giovanni Ippolito, il primo maestro della banda Municipale di Taranto, si cimentò a scrivere, componendo un'introduzione un po' più lunga e mettendoci il motivetto di Tu scendi dalle stelle. Oggi è etichettata come “Pastorale tarantina”, proprio perché da qui è cominciata la tradizione». Si tratta di composizioni tutte simili, spiega Gregucci, che richiamano la ninna nanna natalizia. «Abbiamo un ricco repertorio a Taranto, unico nel suo genere come le marce funebri. Se ci fate caso esistono solo le “Pastorali Tarantine” non esistono le pastorali di altre città» Un repertorio che conta quasi venti pastorali scritte dal 1870 a oggi, a cui si aggiungono quelle ormai dimenticate, non più eseguite che sono andate perse.
«La notte di Santa Cecilia eseguiremo le più tradizionale, come quella di Giovanni Ippolito, poi ci sono le due di Francesco Battista: la prima di queste due è la famosa “torna natal” che, per fortuna, cantano ancora in città, quando facciamo i giri nei plessi scolatici, c'è ancora qualche maestra che la insegna. Sono tutte pastorali scritte da musicisti che hanno avuto a che fare con le bande tarantine» sottolinea il musicista. Anche lui ne ha composta una: «si chiama Aurore natalizie ed è la prima composizione che io ho scritto di questo genere, avevo 18 anni. Prima di tutte le altre marce ho fatto la pastorale e viene eseguita ancora. Aurore perché questo genere di musica non viene eseguito all'alba e neanche di notte, ma al momento dell'aurora, quando siamo fra la notte e l'alba».
Uno dei simboli di quella notte, insieme alle pettole, è proprio la Grande Orchestra dei Fiati di Santa Cecilia, nata del secondo dopo guerra. «Tutte le bande erano state sciolte per via della guerra, inoltre non ci potevano essere corporazioni diverse da quelle militari e anche le bande militari erano state sciolte, perché bisognava andare in guerra. Con la fine della guerra, si dovette ricostituire velocemente, una banda che doveva accompagnare la processione dell'addolorata e dei Misteri, per il giovedì santo. Non essendoci più una formazione costituita, il maestro Rizzola riunì quelli che erano disponibili per poter fare le processioni, che si svolsero con un'unica banda, quell'anno, perché non c'era altra possibilità. Quella banda fu intitolata a Santa Cecilia, da lì nasciamo».
La tradizione vuole che pettole siano offerte soprattutto ai musicisti, ma il maestro svela un segreto: «Se dovessimo fermaci a tutte le pettolate non suoneremmo più. Fa piacere è bello trovare chi ancora ha questa gentilezza, questa delicatezza. Onestamente questi gesti sono un po' diminuiti, prima c'erano molte più persone che lo facevano. Però io ricordo che qualche anno fa la gente ci gridava dai palazzi “aspettate aspettate, che scendo le pettole”. Ora questo lo vediamo molto molto di rado». La gente però si affaccia ancora al balcone ad ascoltare la pastorale: «c'è ancora la sorpresa della banda, è un evento particolare anche per i bambini che vengono svegliati nel cuore della notte con questo suono».