TARANTO - Sono 50 gli indagati nell’inchiesta «Venere 2», nuovo filone sulle frodi alle compagnie assicurative condotta dagli investigatori della sezione di polizia giudiziaria della Polizia Stradale di Taranto. È quanto emerge dall’avviso di conclusione delle indagini preliminari firmato dal pubblico ministero Marco Colascilla Narducci e notificato agli indagati nei giorni scorsi. Anche due avvocati e un medico sono finiti nel registro degli indagati: nomi già noti alla cronaca per il loro coinvolgimento in un’altra inchiesta simile a questa: si tratta degli avvocati Enrico Bruno e Francesco Guido e del medico Antonio Valentini, indagati insieme ad altre 93 persone nella maxi inchiesta denominata «Venere».
Il nuovo filone investigativo, in realtà, è una sorta di prosecuzione dell’inchiesta che portò all’arresto di diversi indagati e alla sospensione di alcuni professionisti. Sono 11 gli incidenti che secondo i poliziotti della Stradale sarebbero stati pianificati a tavolino e per i quali gli indagati avrebbero chiesto e ottenuto risarcimenti da due compagnie assicurative. In ben 10 di questi episodi le istanze risarcitorie sarebbero state avanzate dall’avvocato Bruno, mentre il dottor Valentini in nove di questi casi avrebbe accertato l’esistenza di lesioni riconducibili all’incidente. Per l’accusa, però, quegli incidenti non sarebbero mai avvenuti e le attestazioni fatte dal medico sarebbero dei falsi. Le indagini hanno riguardato un periodo di circa 12 mesi tra febbraio 2019 e febbraio 2020: i sinistri finiti sotto la lente degli inquirenti sarebbero avvenuti, secondo quanto denunciato dalle parti, principalmente a Taranto, ma anche a Statte, Crispiano, Palagiano, Massafra e Martina Franca. Tra 50 indagati, oltre ai legali e al medico, compaiono anche i diversi conducenti o passeggeri che secondo l’accusa avrebbero ottenuto illecitamente il risarcimento dalle compagnie, ma anche testimoni che per il pm Colascilla Narducci, avrebbe semplice fornito una versione di comodo che consentisse ai complici di ottenere l’indennizzo.
Gli indagati e i loro difensori, avranno ora 20 giorni di tempo dal momento della notifica dell’avviso di chiusura delle indagini per chiedere di essere interrogati o presentare memorie fornendo la propria versione dei fatti. Poi toccherà al pubblico ministero decidere se archiviare le accuse oppure chiedere il rinvio a giudizio. Come detto, Bruno, Guido e Valentini devono già difendersi da accuse simili in un’altra inchiesta, anche quella chiusa dalla procura. Il 13 aprile 2022, i tre erano stati destinatari di un provvedimento di sospensione per 12 mesi dall’attività, ma sul quale è intervenuto il tribunale del Riesame. E per Bruno il collegio aveva semplicemente ridotto la sospensione da 12 a 9 mesi, per Guido e Valentini, invece, i magistrati avevano completamente annullato la misura ritenendo che non vi fossero elementi per ritenerli parte del gruppo che avrebbe organizzato sinistri falsi. Un punto che però per la procura non è stato sufficiente per archiviare le accuse nei loro confronti.