MARTINA FRANCA (TA) - È il simbolo della trasformazione economica della città, testimone dell’intraprendenza imprenditoriale martinese, cultore dell’artigianalità, uomo d’altri tempi con la sua umiltà e la sua simpatia.
Ieri Franco Lerario ci ha tolto tutto questo. Si è portato dietro un pezzo di storia della città, lui che fu tra i primi a saper cogliere le trasformazioni economiche, lui che poggiato sulla transenna a pochi metri da Giovanni Paolo II durante la sua visita a Martina Franca nel 1989 mise in pratica le parole del Santo Padre pronunciate nel suo discorso. In quegli anni era anche amministratore pubblico e di lì a poco si sarebbe aperta una strada imprenditoriale che gli avrebbe portato enormi successi e soddisfazioni, lasciandosi amabilmente circondare, a casa come in azienda, dai suoi figli e dalla sua famiglia. Tutto questo fino all’ultimo giorno della sua esistenza, prima di salutare tutti il giorno dopo il suo onomastico.
A ridosso degli anni ‘80 e ‘90, l’economia della città si trasformò radicalmente, cedendo il primato che era dell’agricoltura, a favore dell’edilizia ma soprattutto del tessile che proprio in quegli anni registrò il suo boom che portò alla costruzione di interi quartieri, assieme a nuove opere di urbanizzazione nelle zone già esistenti.
Franco era per tutti Franchino, a dire il vero era per tutti “il tagliatore”, come suo padre Vito perché nessuno meglio di lui refilava le tomaie di pelle nella sua bottega di calzature. Tagliatore è il nome di famiglia, anzi il soprannome appunto di quel Vito che negli anni ‘40 tagliava tomaie per scarpe, prima che Tagliatore diventasse nel 1999 il nome del brand dell’abbigliamento prodotto dai Lerario. In un libro è raccontata la sua straordinaria storia, da garzone nella periferia del mondo fino a realizzare gli abiti maschili del film “Batman”, prodotto dalla Warner Bros nel ‘89 e diretto da Tim Burton. Cominciò così l’ascesa di Tagliatore, oggi marchio noto in tutto il mondo che, proprio quest’anno, ha celebrato il suo 50esimo anniversario di attività.
Dalle calzature i Lerario sono passati all’abbigliamento, diventando uno dei marchi più noti sul panorama internazionale, facendo registrare utili importanti, ma soprattutto offrendo lavoro a 250 dipendenti diretti e quasi 600 se si considerano anche quelli dell’indotto. Il tutto nel distretto produttivo del tessile di Martina Franca, il secondo per importanza in Italia dopo quello di Prato.
Franchino se n’è andato in silenzio ieri, intorno alle 9 del mattino, sereno nel suo ultimo viaggio, a 88 anni, accompagnato dall’amore dei suoi familiari. Non stava bene da qualche tempo, ma senza mai smarrire la sua lucidità. Andrà a ricongiungersi in cielo con sua moglie, la donna che ha sempre amato con grande devozione e che un grande vuoto gli aveva lasciato nel cuore.
Da ieri mattina la città piange la scomparsa di un padre.
Franchino si distingueva anche nel suo impegno sociale, nella vita della comunità, ma anche nei rapporti con i sindacati, che in diverse circostanze lo avevano definito come “segno evidente che un sistema tessile che punti all’eccellenza può svilupparsi anche nelle zone del sud Italia, territorio spesso afflitto da lavoro nero e sfruttamento”.