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Ex Ilva, ritardo pagamenti, imprese indotto si dicono pronte a fermarsi

 
Redazione online

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«Ex-Ilva, produzione verso il +40%»: Acciaierie d’Italia fuga i dubbi sul piano di rilancio

Sabato 10 Settembre 2022, 15:12

«Per sostenere Acciaierie d’Italia l'indotto si è proteso ad allungare i termini dei pagamenti. Ad oggi, però, i nostri sforzi non vengono premiati e non vediamo alcuna prospettiva. Mancano le commesse in quanto lo stabilimento va via via spegnendosi. Di questo passo tutte le aziende presto potrebbero fermarsi, con un conseguente danno sociale che si ripercuoterà inesorabilmente su altri settori». E' quanto denunciano Antonio Lenoci, presidente della sezione metalmeccanica e navalmeccanica di Confindustria Taranto; e Fabio Greco, presidente dell’indotto ex Ilva e vicepresidente della sezione metalmeccanica e navalmeccanica dell’associazione degli industriali. Gli imprenditori appartenenti all’indotto ex Ilva, «stanchi - aggiungono - degli impegni fin qui disattesi dal governo sul rilancio di Acciaierie d’Italia, da cui dipendono le sorti delle aziende dell’indotto, in considerazione della grave situazione venutasi a creare conseguente alla mancanza di liquidità da parte della committente, in queste ore stanno vagliando una serie di iniziative per dire basta ad ogni forma di sopruso perpetrata ai danni delle imprese del territorio». «Non abbiamo più la possibilità - ribadisce Greco - di pagare gli stipendi ai nostri dipendenti. L’assenza di commesse e la mancata prospettiva di futuro sta creando una situazione di instabilità che porta gli imprenditori a non poter confermare ai dipendenti i contratti a termine attualmente in essere». Il governo, osserva Greco, «garantisca la liquidità necessaria ad Acciaierie d’Italia e nello stesso tempo metta dei limiti sulle spese di approvvigionamento energetico all’intera filiera industriale». Lenoci fa presente invece che «dei fondi annunciati - 900 milioni euro con misure speciali e 700 milioni di euro finanziamento Sace - relativamente agli aumenti di capitale all’interno di Acciaierie d’Italia, non risultano tracce evidenti». «Occorre agire in fretta - conclude - con soluzioni certe e assicurare al territorio ionico una economia sana e sostenibile».

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