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Taranto, un omicidio in famiglia annunciato nelle lettere

 
Francesco Casula

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Francesco Casula

Taranto, un omicidio in famiglia annunciato nelle lettere

Il luogo dell'omicidio di Maria Greco da parte del marito Cosimo Marseglia a Taranto

Ammazzò la moglie e tentò di togliersi la vita, ora spuntano manoscritti inediti. Il pensionato 76enne Marseglia provocò la morte della 71enne Greco

Mercoledì 20 Luglio 2022, 13:02

«Voglio essere seppellito sotto la terra. Vi amo tanto perdonatemi, ma la testa mi scoppia. Porto con me la mamma, anche lei soffre tanto». Parole scritte in stampatello, con una grafia particolarmente incerta. Forse una mano tremante che tentava di mettere nero su bianco pensieri confusi che si affastellavano nella mente. L’autore è Cosimo Marseglia, pensionato di 76 anni che il 22 luglio 2021 ha accoltellato a morte la moglie, una donna di 71 anni, e poi ha cercato senza riuscirci di togliersi la vita. Frasi inquietanti scritte verosimilmente pochi giorni prima dell’atroce delitto che ha sconvolto la sua famiglia e che ora rendono ancora più misterioso quell’omicidio brutale. È stato l’avvocato Fabio Fantastico, che assiste una delle figlie come parte civile nel processo, a depositare nelle scorse udienze tre fogli manoscritti con i quali l’uomo aveva probabilmente cercato di dare una spiegazione della tragedia a coloro che avessero ritrovato quei fogli dopo la sua morte. Ma il tentativo di suicidarsi non è riuscito e quei «pizzini», oggi appaiono come l’annuncio della tragedia. Giorni complicati da ricostruire, anche per lo stesso imputato. Era caduto da una scala e da quel momento un forte mal di testa lo stava attanagliando. Nel corso dell’interrogatorio durante il quale ha confessato l’omicidio, Marseglia aveva chiarito che non c’erano liti nella coppia, ma da quella caduta un suono continuo e insopportabile gli provocava reazioni terribili: «io amo mia moglie – spiegò al pm Enrico Bruschi e al tenente dei carabinieri Vito De Cesare che condusse le indagini dei militari, – come lei ama me, non lo so, mi è venuto sto mal di testa, così a semicerchio, tanto forte che io non c’ho visto più». E anche in quelle lettere ritrovate da una delle figlie diverso tempo dopo la tragedia, l’uomo aveva scritto di quel dolore insopportabile: «Vi amo tanto, ma il dolore è più forte di me». E ancora aveva provato a lasciare una raccomandazione ai figli «Vi sarò sempre vicino. Non dovete mai litigare, mai litigare. Il nostro amore vi seguirà».

La tragedia si consumò nella villetta in via Boiardo, una piccola traversa della più nota e trafficata via Unità D’Italia, a Talsano. Marseglia impugnò improvvisamente due coltelli e colpì almeno tre volte la donna che in quel momento stava riposando. La donna, Maria Greco, non ebbe scampo: morì per le gravissime lesioni riportate. Il 76emne, preso poi dalla disperazione, provò a togliersi la vita ferendosi alle braccia e alle gambe: quando sul posto arrivarono i soccorsi era ancora vivo, fu condotto in Codice Rosso al Pronto soccorso del «Santissima Annunziata» dove fu ricoverato vigile e cosciente.

L’accusa nei confronti del 76enne è di omicidio volontario aggravato dal legame di parentela con la vittima. E proprio per queste aggravanti Marseglia non ha avuto accesso al rito abbreviato e ora il processo pende dinanzi alla corte d’assise di Taranto che nelle scorse udienze ha incaricato lo psichiatra Franco Scapati di accertare la pericolosità sociale dell’uomo. Già durante le indagini preliminari, il giudice Giovanni Caroli aveva assegnato al dottor Scapati il compito di esaminare l’imputato e il professionista ne aveva accertato, durante un incidente probatorio, la semi infermità mentale. E se per l’accusa quei «pizzini» depositati nel processo, sono una prova della premeditazione dell’omicidio, per la difesa potrebbero invece rappresentare un elemento in più per dimostrare che l’uomo in quei giorni non era capace di intendere e di volere.

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