In Puglia e Basilicata
IL PROCESSO
la sede di Maricommi, il Commissariato della Marina militare a Taranto
21 Giugno 2022
Francesco Casula
La corte d’appello ha lievemente ridotto la condanna per Giovanni Di Guardo, l’ex capitano di vascello e comandante di Maricommi Taranto riconosciuto a capo di una associazione a delinquere che per oltre un anno ha pilotato gli appalti della Marina militare nella base di Taranto. I giudici di secondo grado hanno emesso una sentenza di condanna a 9 anni e 2 mesi di reclusione rispetto ai 10 anni inflitti dal tribunale di Taranto.
Nella sentenza d’appello, emessa nel pomeriggio di ieri, il collegio di magistrati ha disposto altre 6 riduzioni di pena, una conferma e due assoluzioni. In particolare la corte d’appello ha ridotto a 6 anni e 10 mesi la condanna per Marcello Martire, dipendente civile della Difesa, assistito dall’avvocato Enzo Sapia (in primo grado era stato condannato a 8 anni di reclusione), a 4 anni e 8 mesi Elena Corina Boicea, compagna dell’ex comandante di Guardo (5 anni e 8 mesi in primo grado). Pena ridotta anche per gli imprenditori Vincenzo Calabrese e Giuseppe Musciacchio: gli avvocati Egidio Albanese, Franz Pesare e Ottavio Martucci, hanno infatti ottenuto l’assoluzione dall’accusa di associazione e la riduzione della pena a 4 anni e 4 mesi.
Pena significativamente ridotta per Francesca Mola, ex tenente di Vascello accusata di turbativa d’asta e corruzione: i suoi difensori, Nicola Marseglia e Stefano Taddei, hanno dimostrato che Mola non aveva mai partecipato ad alcun episodio corruttivo e la pena nei confronti della donna è scesa dai 4 anni e 6 mesi di primo grado a 2 anni con la sospensione condizionale.
Sono invece stati scagionati da ogni accusa e assolti con formula piena altri due ufficiali coinvolti nell’inchiesta: si tratta di Gerardo Grisi e Massimo Conversano per i quali i difensori, gli avvocati Luca Perrone e Gaetano Melucci, sono riusciti a dimostrare la piena estraneità dei due militari rispetto alle accuse iniziali. La Corte d’appello ha cancellato le condanne rispettivamente a 1 anno e 8 mesi e a 1 anno e 4 mesi, che erano state inflitto in primo grado. Confermata, infine, anche in secondo grado la condanna a 1 anno di reclusione per Gaetano Abbate.
Un verdetto che, al di là delle riduzioni di pena e delle assoluzioni, di posizioni minori, sostanzialmente ha conferma l’impianto accusatorio della maxi inchiesta «backhander» condotta dalla Guardia di finanza di Taranto e coordinata dal procuratore aggiunto Maurizio Carbone che portò alla luce l’esistenza della tangentopoli militare. Anche in secondo grado, infatti, i giudici hanno riconosciuto l’esistenza di una organizzazione che ruotavano intorno alla figura del comandante Di Guardo, militare che avrebbe dovuto rimettere ordine negli appalti e debellare il cancro delle tangenti che negli anni precedenti al suo arrivo nella base ionica stavano imbarazzando la forza armata, ma che invece è arrivato a Taranto con l’obiettivo di costruire una sorta di «cerchio magico» con cui spartire gli affari.
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