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Castellaneta, fiamme a concessionario per ripicca: «Lavori a un altro fabbro». Tre arresti

 
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Castellaneta, fiamme a concessionario per ripicca: «Lavori a un altro fabbro». Tre arresti

In manette mandanti ed esecutori materiali di un incendio all'officina-concessionaria dei fratelli Pinto

Mercoledì 23 Settembre 2020, 12:52

Un incendio commissionato per futili motivi, molto probabilmente per vendetta alla decisione di aver affidato lavori a un concorrente e non a lui. Con le accuse, a vario titolo, di incendio nonchè detenzione e spaccio si stupefacenti, tre persone sono state arrestate dai Carabinieri di Castellaneta in esecuzione di una ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip del tribunale di Taranto su richiesta della Procura.

I tre (P.G. 29 anni, C.D. 51, e P.D. 52) sono ritenuti responsabili dell'incendio appiccato la sera del 25 febbraio scorso nell’officina -  concessionaria F.lli Pinto, nel centro di Castellaneta. In quella circostanza, i piromani, dopo aver tranciato la rete metallica di recinzione, in corrispondenza della finestra dei locali adibiti ad ufficio, appiccarono il fuoco attraverso lo stesso infisso, con del liquido infiammabile.

Le fiamme, benché domate dai Vigili del Fuoco di Castellaneta, provocarono comunque ingenti danni al fabbricato, con la distruzione di vari documenti contabili, dodici computer, stampanti e materiale informatico, oltre a due autovetture.

Le indagini, anche supportate da attività tecnica (esame dei filmati delle telecamere di videosorveglianza e acquisizioni testimoniali) hanno evidenziato i gravi indizi di colpevolezza a carico degli indagati sia in relazione all’incendio con l’individuazione del mandante e dell’esecutore materiale, per due di loro; nonchè al al reato di detenzione e spaccio di cocaina, eroina ed hashish, da parte dell’esecutore materiale dell’incendio in questione, in concorso con altri tre indagati, estranei alla vicenda dell’incendio, di cui uno destinatario della misura cautelare personale.

Nel corso dell’indagine, è emerso che il mandante era legato alle vittime, da rapporti di amicizia, essendo un fabbro, con officina vicina al luogo dell'incendio, ma anche lavorativi per aver eseguito lavori per conto delle stesse. Da qui il presunto movente riconducibile a futili motivi, dopo i dissapori scaturiti al fatto che le vittime avessero commissionato dei lavori ad altro artigiano del luogo, anziché al mandante.

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