TARANTO - A Roma si tratta e a Taranto si strappano le bandiere sindacali. La vicenda Ilva diventa sempre più incandescente. La soluzione appare lontanissima, anche se il governo ha confermato la sua disponibilità a coinvestire nella nuova compagine societaria che dovrebbe gestire il nuovo corso. Il partner di questo progetto di rilancio sarà ancora ArcelorMittal?
La multinazionale nei giorni scorsi ha presentato un piano industriale che i ministri Patuanelli, Gualtieri e Catalfo, durante l’incontro in videoconferenza di ieri con i sindacati e i commissari straordinari Ilva, hanno definito ancora una volta «inadeguato», «inaccettabile» e «insoddisfacente». Quella di ieri è stata un’altra giornata ad alta tensione.
Si è scioperato in tutti gli stabilimenti italiani del gruppo (di 24 ore quello proclamato da Fim, Fiom e Uilm, di 48 ore quello dell’Usb) e in quello di Taranto diverse decine di lavoratori hanno presidiato la portineria della direzione. Toni esasperati e confronto aspro tra operai e operai e tra operai e sindacati. C'è chi ha strappato sul ponte-cavalcavia che affaccia sullo stabilimento le bandiere di una organizzazione sindacale. Un gesto estremo, che testimonia l’insofferenza di tanti lavoratori che vedono il futuro nerissimo e vivono un presente complicato. «Tutti a casa, tutti a casa a 800 euro al mese» hanno urlato alcune tute blu, che ora accusano le sigle metalmeccaniche di aver «dimenticato» gli operai in cassa integrazione da mesi e quelli rimasti in capo all’ex Ilva (sono circa 1600) che, in base al nuovo piano industriale presentato dalla multinazionale, non torneranno più in servizio.
Un nuovo incontro, questa volta anche con i vertici di ArcelorMittal, verrà convocato per la prossima settimana. Oggi si riunirà il consiglio di fabbrica e non sono escluse nuove iniziative di mobilitazione. Il piano presentato dal colosso franco-indiano, secondo il ministro dello Sviluppo economico Stefano Patuanelli, «è inaccettabile per due motivi: mette in discussione i livelli occupazionali (chiesti 3300 esuberi, oltre al mancato rientro dei lavoratori in As, ndr) e il piano d'investimenti, allungandone i tempi a dismisura.
L’accordo sindacale è parte integrante. Il Governo non retrocede dalla clausola di salvaguardia perché non ci sono lavoratori di serie A e di serie B, Non c’è nessuna intenzione di portare avanti questa proposta di Mittal». Il ministro ha poi ribadito gli obiettivi da perseguire: «piena occupazione, investimenti sugli impianti, newco per una produzione green». Si tratta di capire «come lo Stato - ha detto ancora - accompagna questo momento col sostegno alla domanda, alla produzione di acciaio e alla transizione verso un acciaio verde. Dall’altoforno non usciranno mai margherite, ma se si fanno investimenti sugli impianti la situazione può migliorare».
Da parte loro, i sindacati chiedono un intervento concreto, anche con una verifica del reale impegno industriale di Ami, perché a rischio - avvertono - c'è la tenuta sociale, oltre che il futuro industriale del Paese.
Il Governo «si è limitato a rappresentare il mancato rispetto degli accordi da parte di ArcelorMittal e a ribadire il giudizio negativo», afferma la segretaria generale della Fiom Cgil, Francesca Re David, parlando di incontro «deludente» e chiedendo «una svolta radicale». L’azienda «ha stracciato l’accordo del 6 settembre 2018 fatto col sindacato e quello del 4 marzo fatto col Governo - sostiene il segretario generale della Fim Cisl, Marco Bentivogli - e altrettanto farà con il piano inviato il 5 giugno. in questo contesto bisogna riverificare se esiste ancora un soggetto industriale che si senta impegnato nel rilancio e ambientalizzazione del gruppo ex Ilva». Chiede di «uscire dal ricatto di ArcelorMittal», che «non è più credibile», il segretario generale della Uilm, Rocco Palombella, che pure parla di «incontro inconcludente che non ha dato alcuna risposta ai lavoratori in condizioni di disperazione».