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Taranto, tensione davanti a stabilimento Mittal: operai strappano bandiere

 
Redazione online

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Conte: «Mittal chiede 5000 esuberi, inaccettabile». Governo disponibile a discutere immunità

Foto Todaro

L’episodio è stato stigmatizzato da Fim, Fiom e Uilm. Dal ponte-cavalcavia alcuni hanno gridato: «Tutti a casa, tutti a casa a 800 euro al mese

Martedì 09 Giugno 2020, 16:29

19:31

TARANTO - Al presidio in corso stamattina davanti alla direzione dello stabilimento siderurgico di
Taranto, in concomitanza con lo sciopero e l’incontro in videoconferenza convocato dal ministro Patuanelli, alcuni lavoratori hanno strappato bandiere dei sindacati accusando le sigle metalmeccaniche di aver «dimenticato» gli operai in cassa  integrazione da mesi e quelli rimasti in capo all’Ilva in
Amministrazione straordinaria che, in base al nuovo piano industriale presentato dalla multinazionale, non rientreranno più in servizio.

L’episodio è stato stigmatizzato da Fim, Fiom e Uilm. Dal ponte-cavalcavia nei pressi degli uffici della direzione, alcuni operai hanno gridato «Tutti a casa, tutti a casa a 800 euro al mese».

«Si susseguono riunioni in cui le problematiche restano immutate, contestualmente però i lavoratori dell’Ilva in As in Cigs da settembre 2018 continuano a percepire un misero contributo per sopravvivere, con l'aggravante di una aggiunta di lavoratori posti in Cigo (assunti da Mittal) a partire da luglio 2019, ben prima dell’avvento Covid-19». Lo sottolinea Alessandro Calabrese, segretario Ugl di Taranto, dopo l’incontro in videoconferenza con le organizzazioni sindacali e i commissari dell’Ilva in As convocato, sulla questione ex Ilva, dal ministro dello Sviluppo economico, Stefano Patuanelli. «E' arrivato il momento di decidere - aggiunge - per il futuro di questa azienda e della nostra città. E’ inconcepibile sacrificare lavoratori e ambiente e richiedere milioni di euro allo stato italiano per il sostentamento di un siderurgico, che definiamo tale solo per tipologia di lavorazione, ma che nella realtà sembra essere un ammasso di ferraglia».
Per il segretario dell’Ugl, «i milioni di euro dei contribuenti devono essere investiti per i lavoratori, non per le aziende multinazionali che hanno un solo interesse: trarre profitti. In qualsiasi tipologia di contratto o accordo, quando uno dei soggetti che sottoscrive lo stesso non rispetta le diverse clausole, lo stesso decade». «Non riusciamo a comprendere - conclude - le motivazioni che spingono questo Governo ad ostinarsi ancora a voler trattare con chi, sino ad oggi, ha preso in giro tutti noi».

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