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Mittal, consiglio fabbrica convocato dai sindacati: «No esuberi, governo faccia chiarezza»

 
Redazione online

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Ex Ilva, sindacati: anomalie su assunzioni e esuberi

I sindacati hanno già definito «inaccettabile» il piano della multinazionale dicendosi «pronti a tutto per impedire i licenziamenti»

Lunedì 08 Giugno 2020, 11:28

14:50

«Nella videoconferenza con i segretari nazionali e territoriali, il ministro Patuanelli affermò che bisognava ripartire dall’accordo del 6 settembre 2018. Venerdì sera al Tg1 lo stesso Patuanelli ha detto: ripartiamo dall’accordo del 4 marzo 2020. Il governo deve fare chiarezza. Basta con gli equivoci. Noi non staremo a guardare». Così Biagio Prisciano, segretario generale aggiunto della Fim Cisl di Taranto-Brindisi, nel suo intervento al Consiglio di fabbrica straordinario che si tiene nello stabilimento siderurgico ArcelorMittal alla vigilia dello sciopero di 24 ore - in tutti i siti del gruppo - contro il nuovo piano industriale presentato dalla multinazionale che prevede oltre tremila esuberi e il mancato rientro dei 1.600 lavoratori dell’Ilva in As.
Prisciano ha sostenuto che l’azienda «ora modifica in maniera sostanziale quanto previsto dal precedente accordo al Mise sia sul piano produttivo che su quello occupazionale e ambientale, alternando tagli a richieste di aiuto economico al Governo».

I sindacati hanno già definito «inaccettabile» il piano della multinazionale dicendosi «pronti a tutto per impedire i licenziamenti». Intanto, è stata già programmata una iniziativa di mobilitazione per domani, con lo sciopero di 24 ore - a partire dalle ore 7 - in tutti gli stabilimenti italiani del gruppo, in concomitanza con la riunione in videoconferenza tra i ministri Patuanelli, Gualtieri e Catalfo e le organizzazioni sindacali. Non è prevista la partecipazione dell’azienda.
Quanto al piano industriale, Fim, Fiom e Uilm sottolineano che «dalle prime indiscrezioni prevale l’atteggiamento predatorio da parte della multinazionale che da una parte chiede risorse pubbliche e dall’altra decide di licenziare migliaia di lavoratori ed allungare i tempi sul piano ambientale e industriale. ArcelorMittal in questi mesi ha mostrato tutta la sua inaffidabilità - proseguono - continuando a disattendere tutti gli impegni assunti in sede ministeriale, a partire dall’accordo del 6 settembre 2018».
Le sigle metalmeccaniche respingono «al mittente il piano di esuberi di ArcelorMittal» e chiedono «al governo il rilancio ambientale, occupazionale e produttivo del sito di Taranto».

Lavoratori e sindacati ribadiscono la loro contrarietà al nuovo piano industriale presentato da ArcelorMittal e attendono garanzie e risposte chiare dal governo, non escludendo di inasprire le iniziative di mobilitazione che partiranno domani con lo sciopero di 24 ore in tutti i siti del gruppo, sia dei lavoratori diretti che dell’appalto, in concomitanza con la riunione in videoconferenza tra i ministri Patuanelli, Gualtieri e Catalfo e le organizzazioni sindacali. E’ quanto emerso dal Consiglio di fabbrica di Fim, Fiom e Uilm che si è svolto oggi nello stabilimento siderurgico di Taranto. Durante l’incontro in videoconferenza di domani, «ribadiremo - osservano le sigle metalmeccaniche - la nostra netta contrarietà ad avviare una trattativa con un interlocutore che si è mostrato irrispettoso, oltre che inaffidabile, verso i lavoratori e la comunità in spregio agli accordi sottoscritti».

LA POSIZIONE DEI SINDACATI - Fim, Fiom e Uilm ritengono "inaccettabile l’atteggiamento del governo che continua a trattare con ArcelorMittal, una controparte che ha dato dimostrazione di essere un soggetto inaffidabile e che non rispetta gli impegni sottoscritti continuando a rinviare gli investimenti sulle innovazioni tecnologiche e non garantendo la manutenzione degli impianti». Lo scrivono i sindacati nel verbale del consiglio di fabbrica straordinario che, riunito oggi al siderurgico di Taranto, «dopo un’ampia discussione, ha deciso di costruire una piattaforma con cui caratterizzare le prossime iniziative di mobilitazione». «In questi mesi - aggiungono - abbiamo assistito a continui annunci del governo in base all’accordo del 4 marzo 2020, tra la gestione commissariale e ArcelorMittal, in cui il sindacato è stato completamente estromesso. Inoltre, il 5 giugno scorso il governo, inspiegabilmente, ha dato la possibilità ad AMI di presentare un ulteriore piano industriale che rinvia al 2025 le innovazioni tecnologiche insieme al piano di risanamento ambientale». L'unica «cosa certa» del piano industriale per i sindacati «sono gli esuberi del personale di Ilva in AS, di AMI, e le pesantissime ricadute sul piano occupazionale nel bacino degli appalti».

Nel documento Fim, Fiom e Uilm illustrano le rivendicazioni per «il futuro ambientale, occupazionale e produttivo del sito di Taranto» e partono dal rispetto dell’accordo del 6 settembre 2018 che «prevede zero esuberi e la tutela dei lavoratori di Ilva in AS attraverso la clausola di salvaguardia occupazionale. Non intendiamo mettere in discussione - scrivono - quanto sottoscritto in sede ministeriale. No ai licenziamenti». Inoltre, " «innovazione tecnologica e completamento del piano ambientale non possono subire ulteriori slittamenti». I sindacati sollecitano poi «integrazione salariale e rotazione equa con la ripartenza delle manutenzioni e degli impianti attualmente fermi».
Per l’indotto, Fim, Fiom e Uilm invocano la «ripresa delle attività previste dal piano ambientale e interventi manutentivi necessari a ricollocare gli stessi lavoratori del mondo dell’appalto».
Chiedono anche la «introduzione della Valutazione di impatto sanitario preventivo», «provvedimento speciale per Taranto», e di «misure specifiche per la tutela dei lavoratori con strumenti idonei affinché nessuno rimanga indietro"; e un «maggiore coinvolgimento delle istituzioni locali e delle parte sociali sul fronte degli investimenti previsti dal Cis (Contratto istituzionale di sviluppo, ndr), necessari a far ripartire un’economia diversificata e che dia nuove possibilità di lavoro in un territorio particolarmente provato dal punto di vista occupazionale».

L'ISPEZIONE - I commissari dell’Ilva in As sono arrivati questa mattina nello stabilimento ArcelorMittal di Taranto, con tecnici e legali, per l’ispezione straordinaria programmata dopo che Fim, Fiom e Uilm avevano segnalato al prefetto lo «stato di abbandono della fabbrica». A quanto si apprende i commissari sono entrati nella fabbrica. L’ispezione si sarebbe dovuta tenere l’1 giugno ma i commissari avevano trovato gli uffici chiusi a causa - secondo ArcelorMittal - del ponte del 2 giugno. Da stamattina nello stabilimento di Taranto è in corso anche il Consiglio di fabbrica.

Per l’ispezione sarebbero state poste alcune limitazioni e modalità organizzative che l’azienda lega alle misure di contenimento del contagio per l’emergenza Coronavirus. I sindacati avevano segnalato che la produzione è stata portata al minimo storico, che non sono state programmate le manutenzioni e che sono stati fermati impianti importanti come l’Acciaieria 1 e l’Altoforno 2, con un massiccio ricorso alla cassa integrazione con causale Covid. I sindacati hanno inoltre evidenziato come la presenza dei dipendenti diretti in fabbrica sia «ben al di sotto dei 3.500 indicati dal prefetto di Taranto come numero necessario per la salvaguardia degli impianti».

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