TARANTO - «Incredibile, ma vero. Un privato si permette di tenere fuori dallo stabilimento i commissari del Governo intervenuti per eseguire un’ispezione. Un atteggiamento chiaramente provocatorio quello di ArcelorMittal che, non solo manca di rispetto nei confronti di lavoratori, sindacati e comunità jonica, ma detta legge addirittura al Governo, impedendo ai commissari di entrare nella fabbrica. Così la multinazionale prende a schiaffi il Governo». Lo sottolinea il coordinatore provinciale dell’Usb di Taranto, Francesco Rizzo, commentando l’accesso negato ieri da ArcelorMittal ai commissari dell’Ilva in As per una ispezione straordinaria, adducendo il motivo degli uffici chiusi per il ponte del 2 giugno. «Non possiamo che interpretare questo comportamento - aggiunge - come un tentativo di infuocare gli animi, già esasperati per le note vicende legate alla grande vertenza. Non è necessaria troppa attenzione per notare che gli ultimi fatti smentiscono i buoni propositi e gli annunci fatti non molti giorni fa dall’amministratore delegato Lucia Morselli».
Da una parte, conclude Rizzo, «l'intenzione piuttosto evidente di far perdere le staffe e creare disordini sociali, in un contesto già di per sé complicato, dall’altra l’atteggiamento imbarazzante del Governo che sta subendo le angherie di lobbisti, faccendieri e multinazionali senza scrupoli».
LE PAROLE DI BORRACCINO - «È gravissima la scelta compiuta ieri da ArcelorMittal di non consentire l’accesso allo stabilimento di Taranto ai commissari governativi di Ilva in Amministrazione Straordinaria, al fine di compiere una ispezione resasi necessaria per accertare la veridicità delle segnalazioni fatte dai sindacati sull'esistenza di presunti rischi per la sicurezza dei lavoratori, dovuti allo stop di alcuni impianti e a mancati interventi di manutenzione». Lo afferma in una nota l'assessore allo Sviluppo economico della Regione Puglia, Mino Borraccino, commentando la mancata ispezione di ieri perché, a quanto si è appreso, i commissari hanno trovato chiusi gli uffici dell’azienda.
Il verbale di mancato accesso allo stabilimento è stato trasmesso dai commissari alla Procura di Taranto e al prefetto Demetrio Martino.
«Si tratta dell’ennesima, eclatante, provocazione - aggiunge Borraccino - fatta da questa multinazionale dell’acciaio ai danni non tanto (o non solo) dei commissari nominati dal Governo, lasciati ad attendere fuori ai cancelli la decisione dei vertici aziendali e poi costretti a tornarsene indietro, quanto piuttosto di un intero territorio che continua a pagare le conseguenze nefaste di una gestione dello stabilimento siderurgico che si dimostra, ogni giorno, sempre più inadeguata».
Per l’assessore, è auspicabile «un intervento deciso e diretto del Governo italiano in questa vicenda, se necessario sinanche con la nazionalizzazione dell’azienda al fine di salvaguardare una produzione ritenuta strategica per il sistema Paese che necessita, però, di ingenti e non più rinviabili investimenti per l’ambientalizzazione del sito siderurgico tarantino che solo lo Stato può garantire, tutelando al contempo i livelli occupazionali».
IL COMMENTO DELLA POLITICA - «A tre giorni dal piano industriale che gli acquirenti dell’ex Ilva dovrebbero presentare al Ministro Patuanelli, dall’azienda non arrivano segnali distensivi, né i commissari hanno potuto ispezionare gli impianti per il diniego opposto da ArcelorMittal. La crisi mondiale dell’acciaio complica giorno dopo giorno la sopravvivenza stessa del siderurgico Tarantino che tra colpi di scena e false ripartenze resta fermo nonostante gli intenti di ristoro promessi dalla proprietà e dall’esecutivo. Sono quasi due anni che ArcelorMittal gestisce lo stabilimento e non c'è mai stato da parte del Governo Conte la vera intenzione di collaborare per un asset strategico per l’Italia e per dare ristoro economico e ambientale al territorio. La crisi industriale dell’Ex Ilva delinea sempre più contorni incerti e un futuro drammatico: aspettiamo il 5 giugno per vedere il piano industriale sperando che non si tratti della solita presa in giro». Così, in una nota, la deputata di Forza Italia Vincenza Labriola.(