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Ex Ilva, Peacelink scrive a Conte: «Rischio sanitario inaccettabile»

Ex Ilva, Peacelink scrive a Conte: «Rischio sanitario inaccettabile»

 
Redazione online

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Ilva, nel piano Mittal Marcegagliaspuntano oltre 2400 esuberi

La denuncia: il governo costringe azienda a inquinare

Giovedì 06 Febbraio 2020, 12:46

TARANTO - «E' bene che lei sia pienamente informato e consapevole che la decisione di forzare ArcelorMittal a produrre sta sottoponendo la popolazione del quartiere Tamburi a un rischio sanitario inaccettabile. In Italia si può essere processati e condannati anche per reati di pericolo senza dover necessariamente documentare il danno». Lo sottolinea il presidente di Peacelink Alessandro Marescotti in una lettera aperta al presidente del Consiglio Giuseppe Conte. L'ambientalista evidenzia un «peggioramento delle emissioni inquinanti, in particolare aumentano quelle cancerogene. Lo stanno denunciando vari cittadini postando foto e video sui social» e i «dati Arpa degli ultimi tre mesi sono schiaccianti. Lei di questo è bene che abbia informazione perché il suo Governo a marzo sarà chiamato a rispondere in sede europea della (mancata) applicazione della sentenza di condanna della Corte Europea dei Diritti Umani (Cedu)».

In particolare, Marescotti fa riferimento al fenomeno registrato il 21 gennaio scorso, quando «il benzene ha raggiunto il picco 10,8 microgrammi a metro cubo nel quartiere Tamburi. Il dato, registrato dalla centralina Arpa di via Orsini, non era mai stato raggiunto, se raffrontiamo i dati di gennaio di tutti gli anni in cui tale centralina ha funzionato». Passando "dal benzene alle polveri sottili - insiste Marescotti - la situazione non va meglio nel quartiere Tamburi di Taranto. Nello scorso novembre la media del PM 2,5 era  microgrammi a metro cubo nel novembre 2019 per poi passare nel dicembre 2019 e per arrivare a gennaio 2020 segnando un aumento del +28% (da novembre a dicembre) e poi un balzo del 76% (da dicembre a gennaio)».
Peacelink segnala «altri dati in aumento, come quelli del PM10 e di altri inquinanti. Ci saremmo aspettati che gli impianti li avrebbe spenti il Governo per tutelare i bambini di Taranto e invece li stava spegnendo Mittal. Ma il Governo lo ha impedito, costringendo ArcelorMittal a inquinare ancora».

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