E’ una decisione che segnerà, in un modo o nell’altro, il destino dello stabilimento siderurgico di Taranto quella che si apprestano ad assumere i giudici del Tribunale del Riesame, chiamati ad esprimersi sul ricorso presentato dai commissari dell’Ilva in As contro la decisione del giudice Francesco Maccagnano di respingere l’istanza di proroga dell’uso dell’Afo2. L’udienza è fissata per lunedì 30 dicembre. Si tratta di un impianto fondamentale per il ciclo produttivo, che resta centrale sia nel piano industriale di ArcelorMittal (che ne prevede la dismissione nel 2023) che in quello alternativo abbozzato dal Governo (utilizzo fino al 2021 e dismissione nel 2022).
In vista della decisione Rocco Palombella, segretario Uilm, attacca il Governo: «il presidente Conte e le sue parole non hanno rassicurato nessuno», né la seconda visita a Taranto la vigilia di Natale né la conferenza stampa di fine anno tenuta oggi. Lo spegnimento di Afo2 - spiega Palombella - «potrebbe portare a gravissime e irreversibili conseguenze produttive e occupazionali», comportando «anche le fermate di due cokerie, dell’acciaieria 1, di due colate continue, di un treno nastri e conseguenze sui tubifici": con solo due altoforni, la produzione scenderebbe «a 3 milioni di tonnellate e 6mila lavoratori finirebbero in cassa integrazione».
Lunedì un’eventuale conferma all’ordine di spegnimento potrebbe compromettere (o complicare ulteriormente) anche la trattativa in corso tra governo e multinazionale. ArcelorMittal ha infatti indicato tra i motivi della richiesta di retrocessione dei rami d’azienda proprio la mancata ottemperanza, da parte dei commissari dell’ex Ilva, alle prescrizioni imposte dalla magistratura per l’Afo2 dopo la morte dell’operaio 35enne Alessandro Morricella, investito e ucciso da una fiammata mista a ghisa incandescente nel giugno del 2015. Non sono bastati quattro anni e mezzo per procedere all’automazione del campo di colata, tecnologia che avrebbe impedito l’incidente mortale sul lavoro.
Le operazioni preliminari di spegnimento sono già iniziate, ma l’impianto è ancora in marcia e deve mantenere, per ragioni di sicurezza, un livello minimo produttivo di 4.800 tonnellate al giorno fino all’ultima fase dello spegnimento. Dall’8 gennaio in poi, invece, «le modifiche impiantistiche che saranno implementate non consentiranno la successiva ripresa del normale esercizio dell’Afo2». E il 18 gennaio, con il completamento della fase di abbassamento carica dell’Altoforno, dovrebbe iniziare il «colaggio della salamandra», consistente nella foratura del crogiolo e nel colaggio degli ultimi fusi.
Poi, per il negoziato in corso sul Siderurgico, in base a quanto stabilito dal Tribunale di Milano nella causa civile ArcelorMittal e Ilva in As hanno tempo fino al 31 gennaio per raggiungere un accordo vincolante, con udienza fissata al 7 febbraio. Secondo il segretario generale della Uilm Rocco Palombella «un mese è troppo poco per decidere sulla produzione di acciaio in Italia, sul destino ambientale e occupazionale di migliaia di lavoratori e della comunità": «rimane un clima pesante di grande incertezza e preoccupazione».