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Taranto, riparte il negoziato tra Mittal e il Governo. Conte: pronti a coinvolgimento pubblico

 
Redazione online

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Ex Ilva, oltre 700 esodi: per nuove assunzioni valutate esperienza, anzianità e carichi di famiglia

La dichiarazione: A settembre dissero che erano esauriti i fondi. A Taranto Carabinieri nel siderurgico. «Nessun disaccordo tra pm jonici e milanesi»

Venerdì 22 Novembre 2019, 08:45

23 Novembre 2019, 13:05

Inizia un nuovo percorso tra Arcelor Mittal e il Governo italiano. L'annuncio dopo un lungo incontro serale tra il Premier Giuseppe Conte e i vertici dell'azienda franco indiana che ha manifestato disponibilità ad avviare una interlocuzione per definire un percorso condiviso a Taranto. «E' stata valutata anche la possibilità di un coinvolgimento pubblico nel nuovo progetto. - ha detto Conte - Abbiamo messo subito sul tavolo il pieno coinvolgimento del sistema Italia e assicurato in questa prospettiva la disponibilità di un coinvolgimento anche pubblico. L'obiettivo è un nuovo piano industriale con nuove soluzioni produttive con tecnologie ecologiche e massimo impegno nel risanamento ambientale».

Il premier Giuseppe Conte, dopo l'incontro con ArcelorMittal, spiega di aver preso atto che c'è oggi da parte dell’azienda una «mutata disponibilità», che c'è stata una «grande apertura». Pur precisando: «Fermo restando che non abbiamo incassato nessun risultato». Si apre, sottolinea, una «negoziazione che sarà faticosa, lunga, complicata, con tanti risvolti tecnici, economici, giuridici».

Si punta a «nuove soluzioni produttive con tecnologie ecologiche e massimo impegno nel risanamento ambientale. Sono stato molto chiaro con loro ho riferito anche della grande sensibilità della cittadinanza
tarantina e anche nazionale. Il Governo è disponibile a sostenere questo processo», il percorso avviato questa sera con ArcelorMittal sull'ex Ilva, «anche con misure sociali, se necessarie, in accordo con i sindacati».

Conte ha quindi sottolineato che c'è l’impegno del Governo per «il massimo livello di occupazione». Non si è discusso di scudo penale ma «di come risolvere il problema del polo industriale che in prospettiva ha rilievo per l’intero sistema manifatturiero nazionale».

Il Premier ha precisato che chiederà ai commissari un breve rinvio dell'udienza al fine che si realizzi questa nuova interlocuzione. Un impegno subordinato alla condizione che A. Mittal assicuri il normale
funzionamento degli impianti.

I PM MILANESI: AM RISPETTI IL CONTRATTO

I pm milanesi che si occupano del caso Arcelor Mittal- ex Ilva hanno depositato l’atto di intervento nella causa civile fra il gruppo franco indiano e i commissari del polo siderurgico con base a Taranto.

«Nonostante la sospensione del piano di fermata, l’azienda non ha tutto quello che serve per proseguire l’attività in quanto l’approvvigionamento delle materie prime è stato cancellato». E’ un passaggio di un verbale di un dirigente di ArcelorMittal sentito lo scorso 19 novembre dai pm di Milano e riportato nel loro atto di costituzione nel contenzioso civile tra l’ex Ilva e il gruppo franco indiano con cui aderiscono alla richiesta dei commissari.

«Il piano prevedeva di lasciare una scorta minima di materie prime solo per un altoforno per un mese». E’ un passaggio di un verbale di un dirigente di ArcelorMittal sentito lo scorso 19 novembre dai pm di Milano e riportato nel loro atto di costituzione nel contenzioso civile tra l’ex Ilva e il gruppo franco indiano con cui aderiscono alla richiesta dei commissari. Il manager prima ha spiegato ai pubblici ministeri cosa prevedeva il piano di fermata degli impianti poi sospeso dal gruppo.

«MORSELLI CI DISSE CHE AVEVANO FERMATO GLI ORDINI»

L’ad di Arcelor Mittal Lucia Morselli «ha dichiarato ufficialmente» in un incontro «ai primi di novembre» con «i dirigenti e i quadri» che erano stati fermati «gli ordini, cessando di vendere ai clienti». E’ un altro passaggio di un verbale di un dirigente di ArcelorMittal sentito lo scorso 19 novembre dai pm di Milano e riportato nel loro atto di costituzione nel contenzioso civile tra l’ex Ilva e il gruppo franco indiano. Atto con cui aderiscono alla richiesta dei commissari.

«I manager esteri sostenevano che per l’attuale 'marcia' degli impianti (vale a dire la produzione di 6 mln di tonnellate di acciaio), la qualità delle materie prime fosse troppo alta e che occorresse utilizzarne di qualità inferiore per abbattere i costi». E’ un passaggio della deposizione di Giuseppe Frustaci, dirigente di ArcelorMittal Italia, sentito dai Pm di Milano due giorni fa. Il verbale è riportato nell’atto di intervento della Procura nel contenzioso civile tra la multinazionale franco-indiana e l’ex Ilva.

«In più riunioni tenute da settembre ad oggi sia il precedente amministratore delegato Mathieu Jehl, sia il nuovo amministratore delegato Lucia Morselli, hanno dichiarato che la società aveva esaurito la finanza dedicata all’operazione» di affitto con obbligo di acquisto dell’ex Ilva. Lo ha messo a verbale un dirigente di Arcelor Mittal sentito come testimone dai pm di Milano lo scorso 18 novembre. Il passaggio del verbale è riportato nell’atto di intervento della Procura di Milano nel contenzioso civile fra la multinazionale e l’ex Ilva.

FORNITORI, «STIAMO PAGANDO MA CON RITARDO»

«Stiamo pagando, ma con ritardo. Ad oggi abbiamo circa 130 milioni bloccati, ma, tra gli altri, ci sono anche problemi nella regolarità della documentazione dei fornitori». Lo ha detto direttore Finance di Arcelor Mittal, Steve Wampach, sentito due giorni fa come teste dai pm di Milano che indagano sul caso dell’ex Ilva. Il passaggio del suo verbale è riportato nell’atto con cui la Procura interviene nel contenzioso civile. Il manager ha aggiunto che «la previsione" di perdita per il 2019 è di «circa 700 milioni».

SCADUTA RATA DI FITTO DA 45 MLN 

«Il canone di affitto di ramo d’azienda è trimestrale anticipato per ratei di 45 milioni di euro. L’ultima scadenza del 5 novembre non è stata onorata e stiamo quindi iniziando il processo di escussione della garanzia». Lo ha spiegato ai pm di Milano un dirigente dell’Ilva in amministrazione straordinaria sentito nell’ambito dell’inchiesta con al centro ArcelorMittal. Lo stralcio del
verbale è riportato nell’atto con cui la Procura interviene nella causa civile

STAMATTINA ISPEZIONE CARABINIERI - E’ in corso nello stabilimento siderurgico ArcelorMittal di Taranto una ispezione, delegata dalla procura, dei carabinieri del Noe di Roma, del Nucleo sulla sicurezza sul lavoro e del Comando provinciale nell’ambito delle indagini avviate dopo l’esposto dei commissari dell’Ilva in As. Le verifiche riguardano le operazioni di bonifica nello stabilimento, la situazione generale della fabbrica, le attività di manutenzione finora eseguite e la sicurezza sul lavoro. A queste indagini collaborerà anche l’Ispra.

L’attenzione dei carabinieri di Roma e Taranto, nell’ispezione al siderurgico ArcelorMittal su delega della Procura, è concentrata su «un attento controllo dell’area a caldo». Lo si apprende da fonti giudiziarie. L'indagine mira ad accertare se c'è stato depauperamento delle materie prime, se sono state eseguite manutenzioni o se gli impianti rappresentano un pericolo per i lavoratori, poi una verifica complessiva di parchi minerali, nastri trasportatori, cokerie, agglomerato, altiforni e acciaierie in generale.

L’attività investigativa, in cui si ipotizzano i reati di «Distruzione di mezzi di produzione» e "Appropriazione indebita», lunedì scorso era sfociata in una ispezione della Guardia di finanza (con acquisizione e sequestro di documenti, supporti informatici e cellulari) negli uffici dello stabilimento.
L’ispezione dei carabinieri, sotto il coordinamento del Comando provinciale, era già stata programmata dal procuratore Carlo Capristo, dal procuratore aggiunto Maurizio Carbone e dal sostituto procuratore Mariano Buccoliero, che si occupano dell’inchiesta. L’obiettivo, si apprende da fonti giudiziarie, è quello di «fare una fotografia dei luoghi per verificare le condizioni dello stabilimento secondo quello che è emerso dall’esposto dei commissari straordinari».

SINERGIA MILANO-TARANTO -  I pm di Milano hanno aperto due fascicoli che riguardano principalmente gli aspetti gestionali e societari del gruppo franco-indiano: il primo, con le ipotesi di sottrazione di beni dal fallimento e la manipolazione del mercato, punta a capire se la crisi del polo siderurgico sia stata pilotata. E per questo si stanno facendo accertamenti anche sul magazzino in pratica 'svuotato', sull'approvvigionamento di materie prime tra società infragruppo (si sta valutando se il loro prezzo sia stato o meno quello di mercato), sul portafoglio clienti e sugli ordini e sui comunicati resi al mercato dall’ad Lucia Morselli e dal suo predecessore.
Il secondo fascicolo milanese riguarda la presunta omessa dichiarazione dei redditi, in particolare, della lussemburghese ArcelorMittal Carbon Europe.
Taranto invece sta indagando per le ipotesi distruzione di mezzi di produzione e appropriazione indebita che riguardano più gli aspetti legati alla catena produttiva.

Le due procure operano «in modo coordinato e collaborativo ciascuna nell’ambito della rispettiva competenza stabilita dalla legge,secondo un metodo già positivamente sperimentato in passato proprio con riguardo alla società ILVA avente sede legale in Milano», evidenzia il Pg. "Non ricorre pertanto alcun contrasto o conflitto, atteso il diverso ambito delle rispettive attività giudiziarie come ribadito e condiviso dal Procuratore della Repubblica di Milano e dalla Procura di Taranto».
Maruccia ricorda che «la Procura di Milano ha avviato il suo intervento in sede civile ex art. 70 cpc nella causa di rescissione del contratto di affitto d’azienda promossa dalla società ArcelorMittal Italia ed ha proceduto alla verifica della sussistenza di ipotesi di reato prima della Procura Taranto».

Quanto alla procura di Taranto si è attivata «solo a seguito di circostanziata denuncia presentata dai commissari dell’Amministrazione Straordinaria ed ha doverosamente avviato accertamenti per verificare se sia in corso o meno un 'depauperamentò del ramo d’azienda nonché il rischio che le modalità di restituzione - e il preannunciato spegnimento degli altiforni - possano causare danni irreparabili al ciclo produttivo e all’ambiente, così come indicato nella denuncia».
«I magistrati di Taranto - conclude il Pg- sono doverosamente impegnati , e non da oggi, in attività delicate e difficili con il fine di assicurare la tutela dell’ambiente, del lavoro e dell’interesse pubblico».

QUINTO GIORNO DI PRESIDIO - Per il quinto giorno consecutivo sta proseguendo il presidio alle portinerie dello stabilimento siderurgico ArcelorMittal di Taranto dalle ditte dell’indotto che rivendicano il pagamento delle fatture. Confindustria, dopo un incontro con l’azienda, ieri aveva parlato di pagamenti agli autotrasportatori nella quasi totalità della platea per il 70% del fatturato, e per le altre articolazioni dell’indotto nell’ordine di circa il 50%, auspicando «il soddisfacimento graduale, nelle prossime 24/48ore, della totalità dei fornitori del pagamento del 100% delle fatture scadute e non dell’intero fatturato».
Gli imprenditori che partecipano al presidio sostengono invece che finora «sono arrivati pochissimi avvisi di pagamento" e si dicono «disorientati».

Le aziende dell’indotto «stanno cercando di governare una situazione - ha sottolineato il presidente di Confindustria Taranto, Antonio Marinaro - di esasperazione da parte dei loro dipendenti in attesa delle mensilità loro spettanti. Oltre a questo aspetto, le imprese rivendicano una identica valenza di fronte all’azienda siderurgica e respingono la suddivisione operata dalla stessa Ami fra aziende ritenute strategiche ed altre non strategiche». Una catalogazione «che - aggiunge - anche da parte di Confindustria viene ritenuta non accettabile in quanto tutte le nostre aziende sono da ritenersi strategiche, al di là del loro ambito di attività e della loro dimensione». 

Filcams Cgil, Fisascat Cisl, Fist Cisl e Uiltrasporti hanno scritto alle aziende di servizi Alliance Green Services Italia Srl, Evoluzione Ecologica, Pellegrini Spa, Ecologica Spa, Castiglia Srl e Mad Srl dell’indotto di ArcelorMittal Taranto chiedendo loro di «farsi carico di tutte le giornate in cui ai lavoratori è stato impedito l’accesso allo stabilimento» a seguito delle "iniziative promosse dalle imprese e dei blocchi presso le portinerie». Si fa presente che i presìdi non erano concordati con le organizzazioni sindacali e si chiede alle aziende di "mettere in campo tutte le iniziative utili affinchè sia consentito ai lavoratori di recarsi sul proprio posto di lavoro». «In assenza di un tempestivo riscontro - aggiungono i sindacati - ci attiveremo per promuovere iniziative di mobilitazione».

Secondo Paola Fresi, segretaria della Filcams Cgil Taranto, "siamo di fronte ad una partita surreale con i lavoratori usati come pedine: gli stessi a cui non è consentito avere nessuna voce in capitolo sulla crisi. Il riferimento è ovviamente ai seimila che dentro l’acciaieria tarantina si occupano di pulizie civili e industriali e delle mense».

Il blocco alle portinerie, sostiene la sindacalista, «serve a Confindustria per fare il braccio di ferro e incassare gli arretrati, ma di fatto lo pagano solo i lavoratori: quelli indiretti costretti a casa e all’oscuro sul loro futuro e quelli diretti che continuano a lavorare in un ambiente sporco e senza neanche poter consumare un pasto decente».

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