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Taranto, tangenti per appalti Marina, 3 condanne da 4 a 8 anni

 
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Taranto, mazzetta alla Marinac'è un nuovo filone di indagine

Il rito abbreviato per un ufficiali, un sottufficiale e l'ex direttore Maricommi. Altri otto rinviati a giudizio

Mercoledì 25 Settembre 2019, 20:12

Si è conclusa con tre condanne e otto rinvii a giudizio la prima tranche dell’inchiesta sullo scandalo delle tangenti sugli appalti nel reparto di Maricommi (Commissariato) della Marina militare di Taranto. Sono stati inflitti, dal gup Vilma Gilli, otto anni di reclusione al capitano Roberto La Gioia (di 8 anni era stata anche la richiesta del pm Maurizio Carbone), il primo a finire in manette il 12 marzo 2014; cinque anni e quattro mesi all’ex direttore Fabrizio Germani (richiesta di 8 anni); e quattro anni e quattro mesi ad Antonio Summa (richiesta di 4 anni e 8 mesi), sottufficiale responsabile di reparto: tutti sono stati giudicati con rito abbreviato.

Affronteranno il processo gli ex vicedirettori di Maricommi Marco Boccadamo, Giuseppe Coroneo e Riccardo Di Donna, gli ex comandanti del quarto e quinto reparto, Giovanni Cusmano, Alessandro Dore e Giovanni Caso, l’ufficiale di Stato Maggiore Attilio Vecchi, e un dipendente civile della base, Leandro De Benedectis. La prima udienza è fissata per il 5 marzo 2020. Per tutti l’accusa è di concussione (consumata e tentata) per un presunto giro di tangenti estorte a imprenditori. Disposta una provvisionale di 90mila euro nei confronti del ministero della Difesa.

Nel mirino degli inquirenti finirono gli appalti e i servizi commissionati da Maricommi, il reparto che si occupa di approvvigionamento, stoccaggio e rifornimento di combustibili e lubrificanti delle unità navali della Marina Militare e dei mezzi aeromobili. Con la minaccia di ostacolare la regolare emissione di mandati di pagamento, gli imputati avrebbero chiesto a numerosi imprenditori somme di denaro non dovute per importi variabili e altre utilità, da pagare con cadenza bisettimanale, per un valore complessivo equivalente al 10% dei profitti. Altre ordinanze di custodia cautelare furono emesse tra gennaio 2015 e ottobre 2016, con sequestro di beni. Un capitano di vascello fu sorpreso mentre intascava una 'mazzettà di 2.500 euro, acconto per l’aggiudicazione di un appalto - non ancora assegnato - da 11 milioni di euro.

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