TARANTO - «Si è sempre responsabili di quello che non si è saputo evitare», «Sii il cambiamento che vuoi vedere nel mondo». Sono alcune delle frasi su cartoncino colorato affisse nel centro di Manduria nel giorno della Marcia per la Civiltà, partita in mattinata in memoria di Antonio Stano, il 66enne morto il 23 aprile e da anni vittima di bulli, in più occasioni picchiato e rapinato. La firma è di giovani che si definiscono «I ragazzi della rivoluzione delle coscienze». Otto giovani (due maggiorenni e sei minorenni) sono in carcere nell’ambito dell’inchiesta sulle aggressioni a Stano per i reati di tortura, con l’aggravante della crudeltà, violazione di domicilio, sequestro di persona e danneggiamento.
Al corteo, promosso da associazioni, scuole, comitati, partiti e movimenti, partecipano circa 3mila persone. Il Comune, a gestione commissariale, è presente con il Gonfalone. Hanno aderito anche la Provincia di Taranto e i sindaci di Avetrana, Maruggio, Sava, l’assessore regionale Mino Borraccino.
Mazzi di fiori sono stati depositati, durante la Marcia della Civiltà in corso a Manduria, davanti all’abitazione di Antonio Stano, il 66enne morto il 23 aprile scorso e che in più occasioni aveva subito aggressioni e violenze da parte di più gruppi di giovani. Il corteo è partito dalla zona degli istituti secondari di Via Sorani e sta attraversando le vie cittadine. L’abitazione della vittima si trova in via San Gregorio Magno, nei pressi dell’oratorio della chiesa di San Giovanni Bosco. La marcia prosegue verso Arco di Sant'Angelo e raggiungerà piazza Garibaldi dove sono previsti interventi di giovani studenti, di dirigenti scolastici e di rappresentanti di istituzioni e movimenti. Le sigle partecipanti da un lato chiedono «giustizia per Antonio Stano e esprimiamo orrore per la tragedia accaduta», dall’altro dicono no a quanti hanno espresso «continui giudizi sommari e diffamatori - affermano - che hanno inferto alla città di Manduria, già sconvolta e confusa, un ennesimo colpo devastante».
Con la voglia di «ripartire da una comunità» ferita che non accetta chi le punta «il dito contro» ma che è pronta a «riflettere su quanto accaduto» si è conclusa la 'Marcia della civiltà' a Manduria, organizzata in memoria di Antonio Stano, il pensionato 66enne morto il 23 aprile scorso e vittima di aggressioni e rapine da parte di più gruppi di giovani.
«Le azioni - ha detto un ragazzo durante la Marcia - sono assolutamente da condannare, ma è importante trovare il modo per ripartire. Capire che non c'è il singolo colpevole, la singola persona, la singola istituzione, ma bisogna ripartire dalla comunità».
«Se non avesse vissuto in solitudine - ha aggiunto una ragazza - forse Stano non sarebbe morto, non sarebbe andata così». «Ciò che temiamo è il silenzio», si leggeva su uno degli striscioni esibiti dai ragazzi in corteo, mentre su un altro c'era scritto: «Non ci vuole niente a rimpiangere i morti. Ci vuole invece molta cura, molta attenzione per difendere i vivi. Noi lo faremo».
La Marcia, ha sottolineato il presidente della Pro Loco di Manduria, Domenico Sammarco, «vuole significare un’attenzione a quello che è successo, non è né un atto di difesa né un atto di accusa, ma un momento di riflessione. Di certo non possiamo nascondere la testa sotto la sabbia e dire che non è successo niente proprio perché la città non è una città omertosa, ma rifiutiamo questo indice puntato». «Questa - ha concluso - è una occasione affinché la comunità si ritrovi tutta insieme».