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Taranto, l'apello di Lonoce: «Melucci torni in sella»

 
Fabio Venere

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Fabio Venere

Taranto, l'apello di Lonoce: «Melucci torni in sella»

Il presidente dell’assise cittadina chiede al sindaco di tornare sui suoi passi. intanto la maggioranza blocca le commissioni

Lunedì 05 Novembre 2018, 10:45

11:05

TARANTO - «Ma scusatemi tanto, posso chiedervi io una cosa?». Inizia così, in questa maniera un po’ irrituale, l’intervista che Lucio Lonoce, presidente del Consiglio comunale, concede alla Gazzetta . Non è un’intervista qualsiasi e non viene pubblicata in un giorno qualunque. Le sue parole vengono scolpite a quattro giorni dalle dimissioni del sindaco di Taranto, Rinaldo Melucci e ricadono proprio oggi che a Palazzo di Città si tiene il Consiglio comunale in modalità question time.
Presidente Lonoce, Melucci ha rassegnato le dimissioni da primo cittadino. Al momento, sembrano irrevocabili?
«Spero che questo non accada. Guardi, comprendo nella maniera più assoluta l’amarezza che sta provando il sindaco ma, al tempo stesso, gli chiedo di ritrovare, nei prossimi giorni, la volontà e la forza per andare avanti e proseguire con il cammino già intrapreso il 29 giugno del 2017».
Andare avanti? E come potrebbe mai farlo, pur sapendo che nella sua coalizione ci sono almeno due traditori?
«Serve un confronto ampio, autentico. E poi, mi sembra che in queste ore siano arrivati, in questo senso, già due documenti importanti: uno della maggioranza e l’altro dei vertici del Pd. O sbaglio?».
No, non sbaglia. Ma come la mettiamo con i traditori?
«Sinora a Palazzo di Città i numeri ci sono, di fatto, sempre stati. Ci sono le premesse, dopo un opportuno chiarimento, per ripartire. E poi, come sapete, giro molto per strada. Sento la gente».
E cosa dice la gente, presidente?
«Non capisce quale legame possa mai esserci tra il voto per le elezioni provinciali, peraltro si è trattato di una consultazione di secondo livello, e il Comune di Taranto. Ricorderei che nel giugno 2017, Melucci è stato eletto con il voto popolare e non certo dal ceto politico. Per questo, deve ritrovare la forza per andare avanti».
Ma i vostri oppositori, almeno stando al voto delle Provinciali, sono di più di voi. La maggioranza, di fatto, non c’è piu. Di questo, si è reso conto?
«Insisto, la maggioranza consiliare si misura in aula. Ovvero, al secondo piano di Palazzo di Città. Per il resto, considerato che quindi sarebbero di più di noi e visto che - a loro dire - avremmo lavorato così tanto male, hanno una sola cosa da fare».
Quale?
«Andassero da un notaio e depositassero le loro diciasette firme utili per far sciogliere il Consiglio comunale. Se è questo quello che vogliono e se ne hanno il coraggio, lo facciano pure».

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