TARANTO - Ambiente svenduto, la parola ai custodi. Con l’esame dell’ingegner Barbara Valenzano, nominata dal giudice per le indagini preliminari Patrizia Todisco alla guida dello stabilimento siderurgico con i colleghi Emanuela Laterza e Claudio Lofrumento contestualmente all’esecuzione del sequestro degli impianti dell’area caldo, il processo chiamato a far luce sul presunto disastro ambientale provocato dall’attività dell’Ilva ha imboccato la parte conclusiva della lista dei testimoni della Procura.
Parte conclusiva ma non per questo meno importante ai fini probatori perché se è vero che i custodi sono entrati in campo dopo l’arresto di proprietari e dirigenti, è anche vero che hanno, con la loro attività, potuto constatare direttamente, riferendo all’autorità giudiziaria, come era la situazione degli impianti sospettati di essere fonti di malattie e morti per operai e cittadini, come venivano condotti, cosa poteva essere fatto per attenuarne l’impatto ambientale.
L’ingegner Valenzano, interrotta puntualmente dal collegio difensivo nell’ottica di scotomizzazione della sua deposizione, tattica già utilizzato in occasione dell’esame dei periti del gip, si è rifatta alle diverse relazioni inviate all’autorità giudiziaria per rispondere alle domande dei pubblici ministeri Mariano Buccoliero e Giovanna Cannarile.
La custode ha intanto sottolineato che al suo insediamento fu introdotto un modello organizzativo aziendale, con la nomina dell’allora direttore Buffo e dei capi area per garantire la gestione, visto che la precedente struttura organizzativa era carente, soprattutto rispetto alla prescrizioni contenute nell’Autorizzazione integrata ambientale del 2011. A seguito di un tavolo tecnico tra azienda, Provincia, Regione e Comune sul monitoraggio delle emissioni, dei fenomeni di slopping, della riduzione del benzo(a)pirene sfornato dalle cokerie dello spolverio dei parchi minerali, furono proposte delle misure spontanee dai dirigenti aziendali che furono bocciate dai custodi che nell’agosto del 2012 presentarono una relazione contenente interventi e prescrizioni poi contenute nella nuova Aia firmata il 26 ottobre dello stesso anno. «I cumuli dell’area parchi - ha detto l’ing. Valenzano - venivano bagnati con una ridotta frequenza perché il settaggio delle centraline meteo era tarato su valori alti, tali per cui venivano persi tutta una serie di dati che avrebbero comportato determinate conseguenze e obbligato all’adozione di rimedi».
I custodi d’altronde scrissero 6 anni fa quanto è diventato realtà soltanto da qualche mese e cioè che «l’unico intervento plausibile che possa limitare i fattori condizionanti le emissioni e gli impatti del parco minerali e fossili dell’Ilva, nonché a migliorare gli impianti a partire dai limiti dell’area sia appunto la copertura dei parchi minerari e di tutte le aree che potenzialmente determinano emissioni polverulente. Si ritiene utile, inoltre, delocalizzare gli stessi parchi e suddividerli per tipologia di deposito gli stessi, oltre che prevedere idonee pavimentazioni e sistemi di aspirazione polveri e deflusso aree piazzali».
Il collegio di difesa ha cercato di eccepire la nullità della testimonianza della Valenzano, adducendo una presunta violazione del diritto di difesa poiché il teste esprime valutazioni oltre che di fatto ha svolto attività di gestione in assenza di contraddittorio. Rilievi tutti sulla forma e non nel merito del lavoro svolto dai custodi, formidabile invece nel descrivere com’era l’Ilva di sei anni fa. L’esame dell’ing. Valenzano proseguirà nell’udienza di oggi.

L’esame al processo del custode giudiziario Barbara Valenzano. Oggi ci sarà un nuovo round
Martedì 09 Ottobre 2018, 12:34
12:35