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Taranto, picchiato giornalista del programma In Onda

 
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Danilo Lupo

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Danilo Lupo inviato di La7 stava seguendo un’inchiesta su una presunta truffa ai danni del Comune ed è stato aggredito da un esercente che avrebbe dichiarato fittiziamente di avere alle proprie dipendenze una ex consigliera comunale, anche lei indagata

Martedì 24 Luglio 2018, 17:33

TARANTO - «L'ennesima aggressione ai danni di un giornalista che si azzardava semplicemente a fare il proprio lavoro, ovvero rivolgere domande. E’ accaduto a Taranto, dove il collega Danilo Lupo - inviato dal programma di La7 «In Onda» per approfondire un’inchiesta su una presunta truffa ai danni del Comune - si è ritrovato inseguito e picchiato da un esercente che avrebbe dichiarato fittiziamente di avere alle proprie dipendenze una ex consigliera comunale, anche lei indagata, la quale così riusciva ad ottenere diarie e rimborsi dal Municipio». Lo affermano in una nota la Fnsi e l’Assostampa di Puglia che esprimono solidarietà al collega.

«Le immagini, che saranno trasmesse questa sera nel corso della trasmissione - è detto in una nota - raccontano, inequivocabilmente, quanto accaduto: Lupo porge il microfono e in cambio si becca esplicite minacce di morte prima, e tentativi di aggressione poi nella strada antistante il bar nel quale si è azzardato a fare quello che il diritto di cronaca prevede: rivolgere domande». «Federazione nazionale della Stampa e Assostampa Puglia si chiedono - è detto nella nota - fino a quando dovrà continuare questo quotidiano tentativo da parte di tanti cittadini (e finanche di alcuni esponenti delle istituzioni) di ricorrere alle mani, alle minacce o ai bastoni per respingere il sacrosanto diritto di tutti di essere informati su ciò che accade e il sacrosanto diritto dei giornalisti di informarli?».

«Fnsi e Assostampa ringraziano la Procura di Taranto, che ha avviato un’inchiesta sul caso, e le forze dell’ordine, che hanno raccolto immediatamente la denuncia di Danilo Lupo, al quale va tutta la solidarietà e il sostegno del sindacato. Ancora una volta - è detto ancora - la prova che la «scorta mediatica», lanciata da Fnsi a favore di tutti i colleghi minacciati fino alla costituzione di parte civile nei processi a carico di chi li minaccia, sia indispensabile per ripristinare le regole fondamentali della democrazia e del diritto».

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