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Ilva, Fioramonti: chiusura programmata e riconversione

 
Flavio Campanella

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Flavio Campanella

Lorenzo Fioramonti, indicato quale ministro dell’Economia in pectore dai 5stelle, dopo il Tavolo sull'Ilva convocato a Taranto per un confronto con i sindacati: «Abbiamo un contratto di governo, non esiste alcun tipo di dissidio con la Lega»

Lunedì 21 Maggio 2018, 17:19

17:59

TARANTO - «In questo momento ci muoviamo in una direzione chiara, cioè chiusura programmata e riconversione economica dell’Ilva». Lo ha detto Lorenzo Fioramonti, consulente economico di Luigi Di Maio, indicato quale ministro dell’Economia in pectore nella squadra di governo presentata dai Cinque Stelle in campagna elettorale, parlando con i giornalisti dopo il Tavolo sull'Ilva convocato a Taranto dal Movimento Cinque Stelle per un confronto con le organizzazioni sindacali Fim, Fiom, Uilm, Usb, Flmu Cub e Ugl. Prima dell’incontro c'è stato qualche momento di tensione perché i sindacati avevano chiesto una presenza maggiore di Rsu e lavoratori, mentre era consentito l’accesso solo a tre rappresentanti per delegazione. "La chiusura programmata - ha aggiunto Fioramonti - significa andare verso la chiusura. Questo va fatto in un periodo di tempo relativamente breve ma non brevissimo. Quindi non pensiamo ai 20 anni o ai 30 anni, non pensiamo nemmeno a un anno o sei mesi. E' percorso che va intrapreso, è un percorso importante in cui bisogna condividere il metodo. Il metodo richiede anche tempo».

«Abbiamo - ha proseguito Fioramonti - un contratto di governo che è stato fatto, grande novità nella storia italiana, proprio per evitare equivoci. Il contratto parla chiaramente di quello che vogliamo fare. Non esiste alcun tipo di dissidio con la Lega». Ma il 30 giugno l'Ilva potrebbe passare definitivamente ad ArcelorMittal e, a quel punto, «quando - ha detto Fioramonti - saremo al governo ci muoveremo in una maniera coordinata per garantire la continuità salariale e reddituale dei dipendenti Ilva e interverremo in maniera chiara per evitare che qualunque altro tipo di accordo che non abbia visto la condivisione delle parti sociali venga intrapreso. Una volta che saremo al governo saremo in grado di dirvi quali sono esattamente gli elementi tecnici che avremo a nostra disposizione».

«Sicuramente apprezziamo lo sforzo verso la decarbonizzazione e anche lo sforzo di cercare delle soluzioni alternative in quel senso ma riteniamo che si debbano tenere tute le opzioni in campo e partiamo con l’idea di una riconversione generale». Lo ha sottolineato Lorenzo Fioramonti al termine del Tavolo sull'Ilva convocato a Taranto dal Movimento Cinque Stelle per un confronto con le organizzazioni sindacali.

«In questo percorso - ha precisato - ci confronteremo con tutti coloro che portano alternative di un tipo o di un altro e le valuteremo. Questo è il percorso che affronteremo nelle prossime settimane, a partire dalla scadenza del 30 giugno per la cessione a Mittal. Poi in questa fase parleremo con tutti, quindi parleremo anche con coloro che di siderurgia si interessano dal punto di vista imprenditoriale». Quello della cordata acquirente non è, ha osservato Fioramonti, «un piano industriale condiviso, le informazioni sono molto limitate e parliamo di una cosa che conoscono ben pochi. Se ci dovesse essere una offerta diversa, una condizione particolare che davvero è fuori da quello che noi finora abbiamo considerato come possibilità, valuteremo. Noi parliamo di un problema complessivo che è quello di una realtà industriale che rischia di essere incapace di produrre profitti a lungo termine, che non è solo un problema ambientale ma anche un problema sanitario e risulta essere un peso per l’avviamento di altre forme di economia». Quanto alla possibilità che si torni a breve al Mise per la ripresa della trattativa sindacale, Fioramonti ha detto che «i processi istituzionali vanno rispettati, quindi vedremo se e quando ci sarà l’incarico quali saranno le prerogative. In questo momento non voglio espormi»

CONFINDUSTRIA - «Confindustria ha sempre ribadito la sua netta contrarietà alla fermata dello stabilimento e continua a sostenerne fortemente le ragioni». Lo afferma in una nota il presidente di Confindustria Taranto Vincenzo Cesareo intervenendo sulla vicenda Ilva.

«Pur nel rispetto delle diverse opinioni, riteniamo infatti - aggiunge - che la chiusura, invocata erroneamente come se fosse realmente la risoluzione di tutti i mali, non farebbe che aggiungere povertà ad un territorio già dilaniato da una crisi visibile a tutti, e che coinvolge tutti i settori. Attendo che chi è di parere diverso mi possa spiegare - però portandomi a conforto risorse, strumenti e cifre, senza parlare di fantomatici accordi di programma (come se mettere giù un accordo fosse già una soluzione) - come poter impiegare una forza lavoro di 15mila e passa unità, se consideriamo anche l’indotto. E dovrebbe anche spiegarmi che fine farebbe il risanamento ambientale, finora strettamente legato alla prosecuzione dell’attività».

CALENDA -  «'Chiuderemo l’Ilva progressivamente non in un anno ma nemmeno in 20/30'. Ma come si fanno a dire simili superficialità. O la chiudi o la risani. Con quali soldi la tieni aperta a tempo? Dilettantismo di chi non ha mai gestito nulla in vita sua. Sulla pelle di 20.000 lavoratori». Lo scrive su Twitter il ministro dello Sviluppo Economico, Carlo Calenda, commentando quanto dichiarato a Taranto dal deputato M5s Lorenzo Fioramonti. 

EMILIANO - «Leggere nelle dichiarazioni odierne che c'è la volontà di coinvolgere Regione Puglia e Comune di Taranto sulla vicenda Ilva, così come vedere che c'è attenzione per il progetto di decarbonizzazione avanzato ormai da due anni dalla Puglia, è un segnale di cambio di metodo rilevante». È il commento del presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, con riferimento alle dichiarazioni di Lorenzo Fioramonti (M5S) a margine del tavolo convocato oggi a Taranto con i sindacati.
«La Regione Puglia - sostiene Emiliano - fino a questo momento, è stata estromessa da tutti i tavoli ministeriali, pur possedendo, grazie ai suoi Uffici, informazioni e risorse fondamentali per tutelare al meglio ambiente, salute e lavoro. Al Governo spetta scegliere quale sarà il futuro di Ilva, la Regione Puglia alla luce della strategia nazionale collaborerà come sempre ha fatto nell’interesse dei cittadini pugliesi e di Taranto, nel rispetto delle leggi e delle linee programmatiche, che vedono nella tutela della vita, della salute, dell’ambiente, del lavoro, dei livelli occupazionali e delle norme sulla sicurezza dei lavoratori, principi fondamentali. Principi peraltro affermati anche dall’Unione europea»

FIOM - «Abbiamo apprezzato l’apertura di un confronto, che ci auspichiamo continui, per iniziare un nuovo percorso che possa dare risposte concrete ad un territorio che per troppi anni ha subito scelte verticistiche prive di una prospettiva di rilancio della siderurgia e del territorio». Lo afferma in una nota il segretario generale della Fiom Cgil, Giuseppe Romano, al termine del Tavolo M5S-sindacati sulla vertenza Ilva, che si è svolto oggi nel capoluogo ionico.

«La Fiom Cgil, di fronte - aggiunge Romano - ad un quadro normativo già definito e alla posizione assunta dal M5S in merito alla progressiva chiusura degli impianti, ha evidenziato l'impossibilità di continuare a produrre con l’attuale ciclo integrale senza l’utilizzo di innovazioni tecnologiche propedeutiche all’abbattimento delle fonti inquinanti. Pertanto, abbiamo chiesto di rivedere il DPCM del 29 settembre 2017 attraverso il riesame dell’Autorizzazione integrata ambientale introducendo le linee guida di valutazione di impatto ambientale e sanitaria necessarie a salvaguardare l’ambiente e la salute».

L'organizzazione sindacale ha chiesto «espressamente di valutare - incalza Romano - la possibilità di estromettere gli attuali commissari dell’amministrazione straordinaria, responsabili insieme al governo di aver sottoscritto un contratto di aggiudicazione che di fatto ha lasciato nelle mani di Arcelor Mittal il futuro occupazionale, ambientale e della siderurgia, ritenuti più volte strategici dai decreti governativi. Inoltre abbiamo consegnato un dossier di documentazione e denunce fatte dalla Fiom Cgil su un tema delicato come la presenza di 3750 tonnellate di amianto, censite dalla stessa gestione commissariale, che non possono essere bonificate con i tempi troppo lunghi previsti dal DPCM e per il quale è necessario un intervento legislativo atto ad allontanare i lavoratori dalle fonti inquinanti attraverso il beneficio previdenziale previsto per i lavoratori esposti ad amianto».

UILM - «Abbiamo ribadito quali sono le nostre preoccupazioni, quali sono le nostre condizioni, quelle di avere una fabbrica che deve continuare a marciare. Una fabbrica che cambi radicalmente sul piano della sicurezza e dell’impatto ambientale, mettendo ovviamente al riparo l'occupazione». Così il segretario generale della Uilm, Antonio Talò, dopo il tavolo con i portavoce del Movimento Cinque Stelle.

«I parlamentari presenti - ha spiegato il sindacalista - hanno confermato che per loro non c'è un progetto che va verso lo spegnimento con interruttore on-off, ma che c'è una presa di coscienza reale, seria, per prendere la questione in mano. Bisogna rivedere il contratto di aggiudicazione mettendo al centro quello che diciamo da sempre: non - ha concluso Talò - una fabbrica a prescindere, ma che non faccia aggiungere il dramma sociale della disoccupazione».

FIM - «Sono anni e anni che sentiamo parlare di alternative all’acciaio a Taranto e nel frattempo la disoccupazione in provincia è giunta a livelli significativi». Lo dichiara il segretario generale della Fim Cisl Taranto Brindisi, Valerio D’Alò, a margine dell’incontro con il Movimento 5 Stelle, tenutosi questa mattina presso la Cittadella delle Imprese a Taranto.
«Cosa significa non pensiamo di chiuderla in un anno, ma neanche in 20-30 anni? Da parte dei rappresentanti del M5S, come Fim Cisl - aggiunge D’Alò - avremmo gradito un preciso punto di vista sulla questione, anche in virtù delle contraddizioni emerse in questi giorni nel 'contratto di governò tra lo stesso M5S e la Lega. I Cinque Stelle ci sono sembrati generici, approssimati e non sono entrati nel merito. Non ci hanno saputo dare dettagli né sulla chiusura progressiva degli impianti di Taranto, da loro richiamata, né sulla riconversione».

La Fim ha «chiesto, anche, quale fosse - spiega D’Alò - la posizione del M5S rispetto ad altri aspetti già stabiliti, ossia la presenza di un gruppo, Am InvestCo, che si è aggiudicato, tramite una gara europea, l’Ilva e che c'è una scadenza fissata al 30 giugno a cui bisognerà dare una risposta. E su questo che non siamo riusciti ad avere risposte. In ultimo - conclude il sindacalista - abbiamo invitato il Movimento a partecipare all’interno del Tavolo istituzionale per Taranto, già dal prossimo incontro, per confrontarsi in modo democratico sulla vertenza».

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